di John Christian Falkenberg da Macromonitor
La Federal Reserve ha ammesso l’impatto della crisi immobiliare e creditizia sull’economia reale, riducendo le proprie stime sulla crescita del PIL ad un livello persino più pessimistico di quello degli analisti delle banche d’affari. Dopo i risultati del settore dei trasporti, quelli finanziari e la situazione disperata sul mercato della liquidità, non si tratta di una grande sorpresa, ma semplicemente della rassegnazione di chi ha provato a fare il pompiere, ma non ce la può fare ancora a lungo.
La Fed ha di fronte due alternative: tagliare subito ed in fretta, salvando il settore finanziario per l’ennesima volta, appigliandosi all’argomento della “tutela degli investitori” , oppure attendere sino a quando una riduzione dei tassi non sia realmente necessaria dal punto di vista dell’economia reale.
La prima soluzione è quella meno traumatica, ma ha due grossi difetti, uno congiunturale, l’altro strutturale. Dal punto di vista congiunturale, si rischia di creare l’ennesima bolla speculativa: finché i cinesi producono senza preoccuparsi di essere pagati o di devastare il proprio sistema finanziario, già tecnicamente insolvente, un aumento della liquidità viene canalizzato principalmente nell’acquisto di attività patrimoniali.
Dal punto di vista strutturale, un salvataggio di questo tipo bloccherebbe una dinamica di mercato inevitabile, ma utile: il fallimento, quindi l’uscita dal mercato stesso, degli imprenditori finanziari che abbiano preso decisioni errate, permettendo la crescita e lo sviluppo delle istituzioni più solide o meglio gestite. L’esperienza della “foresta pietrificata” bancaria italiana ed i disastri che l’industria pubblica assistita ha provocato in tutta Europa dovrebbero bastare a chiarire il punto.
Le caratteristiche particolari del settore finanziario rendono necessario, in un assetto di monopolio dell’emissione di moneta, una minimo di regolamentazione; questo non implica tuttavia che si debba fornire una rete di sicurezza integrale all’intero settore, lasciando una parte cruciale dell’economia in preda ai peggiori fenomeni di azzardo morale: speculate, speculate, la Banca Centrale salverà tutti.
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