Credibilità e immagine internazionale: non sono la stessa cosa

di Andrea Gilli

In questi giorni di tormentate vicende pseudo-politiche che ondeggiano tra il gossip e il fenomeno dei guardoni, con risposte, a loro volta, tra olio e manganelli e cori da stadio, si ritorna a parlare di credibilità internazionale dell’Italia.

Purtroppo, chi ne parla fa spesso confusione dando valore semantico a concetti che hanno invede diverso significato.

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Cosa significa spostare lo scudo missilistico

di Andrea Gilli

A quanto pare, l’Amministrazione americana sembra intenzionata a spostare il posizionamento delle basi che compongono lo scudo missilistico da installare in Europa.

Durante l’amministrazione Bush, i siti scelti erano stati identificati in Polonia e Repubblica Ceca.

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Il mercato azionario è troppo ottimista?

di Mario Seminerio

Pare ormai acquisito che la Grande Recessione stia volgendo al termine, almeno sul piano delle variazioni del Pil, mentre l’andamento dell’occupazione sembra destinato a restare depresso almeno fino alla seconda metà del 2010. Circostanza che solleva perplessità riguardo la sostenibilità della ripresa nella perdurante assenza del consumatore americano, che deve prioritariamente preoccuparsi di ridurre il proprio indebitamento e non perdere il lavoro, o trovarne uno nuovo, in caso sia disoccupato. Tra gli analisti restano tuttavia significative divergenze riguardo il vigore della ripresa in atto e la sua auto-sostenibilità, al netto dell’impulso fiscale.

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Gheddafi e le pagliacciate italiane

di Andrea Gilli

Sembra di leggere sempre il solito racconto, e invece si tratta di avvenimenti diversi. Gheddafi, Berlusconi e il legame tra i due. Due mesi fa, quando il colonnello venne in visita ufficiale in Italia, si sentivano i cori contro l’appuntamento. Non si poteva stringere la mano di chi non rispettava i diritti umani o di chi, in passato, aveva finanziato il terrorismo. Adesso Berlusconi deve andare in Libia. Le considerazioni sono le stesse: l’aggravante è l’accoglienza trionfale resa al terrorista di Lockerbie appena rientrato in patria. Quindi, si grida, Berlusconi annulli la visita.

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La partecipazione italiana al programma JSF – II

di Andrea Gilli

Alcuni mesi fa avevamo avanzato i nostri dubbi sul programma JSF, a cui l’Italia ha deciso di partecipare con un contributo di circa 1,8 miliardi di dollari per la costruzione di uno stabilimento di manutenzione a Cameri a cui si somma l’acquisto di 131 veicoli. Pur non negando le enormi potenzialità del mezzo, sottolineavamo fondamentalmente come molti dei suoi vantaggi fossero più presunti che reali. Vantaggi sui quali si fondano tutte le argomentazioni di chi sostiene fortemente, invece, la nostra partecipazione al programma.

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Sull’inutilità delle organizzazioni internazionali

di Andrea Gilli

Mentre in Italia scopriamo che all’interno del sistema delle Nazioni Unite non è la meritocrazia che determina promozioni e assunzioni, è impossibile non avere crescenti dubbi sull’intero sistema delle organizzazioni internazionali, soprattutto in un momento di transizione del sistema internazionale come quello attuale: per il loro costo, per la loro efficacia, e per gli effetti perversi che queste creano a livello locale e internazionale.

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Gabbie salariali, ecco i segreti del grande bluff

di Mario Seminerio – Liberal Quotidiano

Il tormentone dell’estate politica 2009 è quello delle gabbie salariali, altrimenti definite (dal loro inventore, Umberto Bossi) «territorializzazione del reddito». Non che questa precisazione sia di maggiore aiuto a comprendere esattamente di che si tratti, però. I leghisti hanno detto che l’espressione “gabbie salariali”non è corretta, ma sono loro ad averla usata per primi, salvo poi annodarsi in precisazioni assolutamente insoddisfacenti per comprendere quale è l’obiettivo “operativo”. Si è parlato di «rapportare retribuzione e costo della vita al territorio» ignorando che, nel lungo periodo, il tasso di crescita delle retribuzioni reali (cioè al netto dell’inflazione) dipende dalla crescita della produttività, e non da una «scala mobile geografica». Senza contare che esiste un accordo-quadro.

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Elezioni in Afghanistan

della Redazione

Oggi si tengono le elezioni in Afghanistan. Il conflitto è duro, difficile e soprattutto durerà ancora a lungo. Le forze americane e quelle NATO sono infatte impegnate in un compito estremamente difficile: fornire sicurezza, stabilità e buon governo, in un Paese che non ha mai avuto nè sicurezza, nè stabilità, nè tanto meno buon governo. Queste elezioni, in ogni caso, come ha sottolineato Ahmed Rashid, rappresentano un passaggio centrale per il futuro del Paese – qualunque sia il loro risultato.

Per capire quali sono i rischi che il Paese deve affrontare e le sfide che deve risolvere, riproponiamo tre recenti analisi che sono apparse sul sito di Epistemes lo scorso mese di luglio.

Quali prospettive per l’Afghanistan – Parte I

Quali prospettive per l’Afghanistan – Parte II

Quali prospettive per l’Afghanistan – Parte III

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