di Mario Seminerio
Ebbene si, per una volta siamo stati troppo ottimisti. Il cda di Alitalia non ha potuto fare a meno di svalutare la flotta, e ciò ha determinato il superamento delle perdite di bilancio di un terzo del valore del capitale sociale. Ora, gli azionisti saranno chiamati a ricapitalizzare la società. Ma non c’è fretta, questo compito ricadrà sulle spalle dell’acquirente di Alitalia, il quale si rifarà sul venditore, ottenendo un congruo sconto sul prezzo di vendita. L’ipotesi di 40 centesimi per azione (e meno) diventa quindi una sostanziale realtà.
Noi avevamo previsto alcune acrobazie contabili da parte del cda della nostra compagnia di bandiera, finalizzate a non oltrepassare la fatidica soglia di perdite che determina l’abbattimento del capitale sociale, ma c’è un limite anche alla creatività contabile. Quello che è più interessante, in questa vicenda, è il fatto che tutti (da Padoa Schioppa in giù) sapevano che la flotta Alitalia avrebbe inevitabilmente dovuto subire pesanti decurtazioni del valore contabile, viste le condizioni dei venerandi Md80. Malgrado questa trascurabile informazione, per mesi è andata avanti la manfrina della vendita “alle migliori condizioni possibili”, e con fior di paletti.