di Andrea Asoni
Il Corriere ha pubblicato un interessante articolo che riporta come l’altezza media degli italiani sia notevolmente cresciuta negli ultimi anni (l’articolo non è disponibile on-line). Non è una scoperta recente. Demografi e biologi hanno mostrato come la crescita del corpo umano in altezza e dimensioni sia un fenomeno in corso da almeno 250 anni. Nella seconda metà del diciottesimo secolo un maschio adulto europeo pesava in media tra i cinquanta e i sessanta chili ed era alto circa 165 cm (più o meno le stesse dimensioni che si potevano riscontrare al tempo dei romani). Oggi un maschio adulto pesa circa 75kg e misura 175 cm di altezza.
Oggi non siamo solo più alti rispetto ai nostri avi. Siamo anche più longevi e meno frequentemente colpiti da malattie (soprattutto problemi agli organi interni) in età adulta; inoltre tali malattie sono meno violente e debilitanti di quanto fossero nel passato. Questi fenomeni sono strettamente legati e hanno una fonte comune. Le cause di questa straordinaria evoluzione degli ultimi tre secoli (ancora in corso, come testimonia la sistematica differenza tra padri e figli in altezza) sono state studiate approfonditamente. Il premio Nobel per l’economia Robert Fogel ha chiamato questo processo “evoluzione tecno-fisiologica”.
L’evoluzione tecno-fisiologica non è un fenomeno genetico di selezione dei migliori (come l’evoluzione che ci ha portato dall’homo habilis all’homo sapiens). E’ un adattamento della fisiologia umana indotto da un cambiamento nell’ambiente circostante, cambiamento soprattutto di tipo tecnologico. Il corpo umano è una macchina molto flessibile (soprattutto nei primi anni di vita) che si adatta facilmente alle condizioni prevalenti nell’ambiente. Una accresciuta disponibilità di cibo, un miglioramento nella sua qualità, migliori condizioni igieniche, abitative, hanno permesso al corpo umano un utilizzo più efficiente delle risorse nutritive. Questo si è tradotto in una crescita dell’altezza media, del peso e della speranza di vita.
A loro volta individui più forti e sani hanno a disposizione una maggiore quantità di energie per produrre più ricchezza e migliori condizioni di vita per tutti gli altri.
In particolare la qualità e quantità di cibo e “comfort” disponibili nei primi mesi e nei primi anni di vita hanno una fondamentale importanza. Studi scientifici dimostrano come l’assenza o la presenza di shock nutritivi e di altro tipo già in utero o nei primi momenti di vita siano determinanti non solo dell’altezza ma della speranza di vita e dell’insorgenza, cinquanta anni dopo, di malattie croniche e debolezze degli organi interni.
Nel discutere tale vicenda bisogna fare delle importanti considerazioni temporali e spaziali. Le considerazioni spaziali fanno ovviamente riferimento al fatto che tale rivoluzione è un fenomeno tipicamente occidentale. I popoli africani o alcuni popoli asiatici ancora non hanno potuto godere dei suoi benefici.
Considerazioni temporali invece si riferiscono al diverso ruolo del processo tecnologico nel corse dei secoli. All’inizio di questa rivoluzione il progresso tecnologico si è manifestato soprattutto come netto miglioramento della quantità e qualità di cibo, riscaldamento e protezione dalla “natura” che si è avuto. In un secondo tempo il miglioramento è avvenuto nella qualità delle condizioni igieniche delle città; sistemi di fognature e scolo di acque sporche e di approvvigionamento di acqua pulita hanno migliorato la vivibilità dei grandi aggregati urbani fino ad allora delle vere e proprie trappole di morte (questi primi due fattori hanno determinato il crollo della mortalità infantile). In tempi più recenti è stata la scienza medica, la scoperta della teoria dei germi, la migliore capacità di riconoscere e curare le malattie a migliorare la qualità della nostra vita (ha influenzato soprattutto la diminuzione della mortalità in età avanzata e la debilitazione causata dalle malattie).
La più chiara implicazione di policy suggerita da questa ricerca per i paesi occidentali è uno sforzo verso la prevenzione piuttosto che la cura delle malattie della vecchiaia. Prevenzione che avviene con il bambino ancora in utero o con pochi mesi di vita. Garantire migliori condizioni agli infanti significa prevenire l’insorgere di malattie croniche in età adulta.
Per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo la situazione è più complessa e non esiste una ricetta chiara. Rispetto agli europei dei secoli passati i paesi poveri odierni si trovano in una situazione migliore. Hanno a disposizione una maggiore quantità di cibo di qualità superiore a prezzi inferiori (nonostante le strazianti immagini che periodicamente ci arrivano dal continente africano la mortalità è scesa rispetto a qualche decennio fa e l’Africa è in piena transizione demografica), hanno a disposizione molta della tecnologia imprenditoriale e medica dell’occidente.
Il problema africano più che le ridotte dimensioni e capacità produttive dei suoi abitanti sembra essere l’incapacità di costruire un modello sociale e politico di sviluppo che sappia cogliere le possibilità offerte dall’era moderna (cosa in cui invece sono stati molto bravi i paesi asiatici, partiti negli anni ’60 da una posizione inferiore a quella africana).
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