Una banca può salvare una banca?

di Mario Seminerio –  © Liberal Quotidiano

L’ultima edizione del Global Financial Stability Report del Fondo Monetario Internazionale stima che le banche europee avranno bisogno di iniezioni di nuovo capitale da un minimo di 375 ed un massimo di 725 miliardi di dollari, a fronte di una cifra compresa tra 275 e 500 miliardi di dollari per le banche statunitensi. Nessuno conosce la reale entità di tale fabbisogno, naturalmente, ma quello che appare evidente è che molte banche europee hanno seri problemi, malgrado una regolazione apparentemente più rigorosa rispetto a quella delle consorelle anglosassoni. Il mancato risanamento delle banche europee è destinato ad avere un considerevole impatto sull’economia della regione, dove l’intermediazione creditizia è fondamentale nel finanziamento di imprese e famiglie, che potrebbero quindi subire gli effetti di un razionamento di credito erogato a condizioni più restrittive, in attesa che gli accresciuti margini di interesse riparino i bilanci delle banche.

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La dittatura dei dibattiti presidenziali in televisione

di Andrea Gilli

Oggi si vota in Iran. Le elezioni hanno un’importanza storica. Vengono in un momento di crisi del sistema internazionale. Vengono dopo cinque anni di radicalismo sotto Ahmadinejad. Soprattutto, esse rappresentano una sorta di “o ora o mai più” per l’Iran: le riforme politiche e soprattutto economiche di cui il Paese ha bisogno non possono più attendere molto. Il loro risultato avrà dunque un enorme impatto sia sulla politica interna che su quella internazionale.

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La geopolitica della pipeline South Stream

di Cristiano Morelli*

Due settimana fa, la compania energetica ENI, insieme al suo partner russo Gazprom, ha annunciato di voler raddoppiare la capacità di trasporto della pipeline South Stream da 31 a 63bcm. L’efficienza e l’economicità del progetto sono discutibili secondo un’analisi costi-benefici – soprattutto perchè la capacità di questo progetto esiste già. Le pipeline costruire in epoca sovietica in Ucraina e nell’Est europeo sono ancora lì e funzionanti. La domanda da porsi riguarda dunque le ragioni che spingono a spendere miliardi di euro per un progetto che in parte duplicherebbe delle capacità già esistenti.

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Il paradosso del debito mondiale

di Mario Seminerio –  © Liberal Quotidiano

L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha posto il debito sovrano del Regno Unito in “negative outlook”, con una probabilità su tre di un subire declassamento nelle prossime settimane, e quindi di perdere il rating massimo. La mossa ha subito portato a volgere lo sguardo agli Stati Uniti, che stanno subendo una lievitazione del deficit indotta dalle nuove iniziative di spesa e dal vero e proprio crollo verticale di gettito fiscale causato dalla crisi. I timori per la sostenibilità fiscale della situazione hanno causato un arresto del forte (e quasi surreale) rally di borsa ed il continuo aumento dei rendimenti dei titoli di stato sulle scadenze intermedie e lunghe, tipicamente la decennale. I mercati guardano alla montagna di debito che dovrà essere collocata già quest’anno, e si chiedono da dove proverrà questa colossale somma.

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C’è una soluzione all’immigrazione?

di Andrea Gilli

Nelle ultime settimane, l’Italia è stata investita da una nuova ondata di immigrazione clandestina. Per la prima volta, il Governo è però riuscito a respingere queste precarie imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo sistemando in Libia chi cercava un futuro migliore in Italia.

L’attenzione si è subito rivolta a questa nuova pratica dei respingimenti: confondendo non di rado legittimità, legalità, moralità e opportunità, il dibattito pubblico si è concentrato sulla scelta di operare questi respingimenti.

Non essendoci una reale alternativa, i commentatori più attenti hanno sottolineato come il Governo vada al massimo criticato per una ragione terza: non favorire lo sviluppo in Africa. L’unica reale soluzione alle migrazioni che ci stanno investendo.

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Perché non si possono accettare le critiche dell’ONU

di Andrea Gilli e Mauro Gilli

Nei giorni scorsi, l’alto commissariato per i rifugiati dell’ONU (UNHCR) ha accusato duramente il nostro paese per le sue azioni volte a contrastare l’immigrazione clandestina, e più precisamente i respingimenti in mare dei barconi provenienti dalle coste africane. il ministro della Difesa La Russa ha replicato affermando che l’agenzia in questione non conterebbe nulla. Mentre questo pseudo scontro diplomatico sembra affievolirsi, con il presente articolo, pur stigmatizzando le parole del ministro. vogliamo sottolineare come, in fondo, pur sbagliando nella forma, nella sostanza il Ministro ha centrato il punto.

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Towards a nuclear-free world? Interessi generali o obiettivi nazionali?

di Andrea Gilli

Nel gennaio 2008, sul Wall Street Journal apparve un articolo, tra gli altri, firmato da Henry A. Kissinger, nel quale si chiedeva e sosteneva l’abolizione delle armi nucleari. La tesi era che, alla luce dell’arrivo sul panorama internazionale di attori sempre meno affidabili e rassicuranti, le armi nucleari fossero diventate troppo pericolose . Di qui, la necessità di eliminarle.

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Il futuro europeo del welfare americano

di Mario Seminerio

Gli amministratori della Social Security (il sistema previdenziale americano) e del Medicare hanno pubblicato questa settimana il rapporto annuale sulle condizioni finanziarie dei due programmi di spesa federale. Il Medicare quest’anno sarà in deficit, cioè avrà esborsi per prestazioni in eccedenza su quanto riceve dalla fiscalità. Tutti gli americani pagano contributi sociali sulla busta paga pari al 2,9 per cento per il Medicare, ripartiti a metà tra lavoratore e datore di lavoro. Il saldo finanziario della Social Security è ancora in attivo, ma è atteso entrare in deficit nel 2016. La Social Security è finanziata al 12,4 per cento della retribuzione lorda, anche in questo caso ripartita paritariamente tra lavoratore (fino ad un tetto retributivo indicizzato all’inflazione)  e datore di lavoro.

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