di Mario Seminerio
Cresce il numero di stati dell’Unione costretti a mettere le mani nelle tasche dei contribuenti per tentare di frenare l’emorragia delle casse pubbliche. Di fronte a buchi di bilancio che stanno diventando voragini, dall’inizio dell’anno sono 23 gli stati che hanno aumentato le tasse, ed altri 13 stanno considerando l’opzione in vista dell’approvazione del bilancio 2009-2010. Nella maggior parte dei casi questi inasprimenti d’imposta sono complementari a tagli dei servizi pubblici. Gli aumenti interessano le imposte sul reddito, sulle vendite e sulle imprese e prendono di mira un po’ tutto, dalle slot machines alle targhe personalizzate delle auto, ai pernottamenti in albergo (settore peraltro già in grave crisi), ad alcolici e tabacco.
Ma questo potrebbe essere solo l’inizio, visto che è pressoché certo che il deficit da colmare risulterà ben maggiore rispetto alle stime: ben 37 stati, secondo un sondaggio del Wall Street Journal, hanno visto cali del gettito fiscale superiori a quanto preventivato nel primo trimestre del 2009. L’inasprimento fiscale, che pare ineluttabile, finirà con il contrastare l’effetto espansivo del pacchetto di stimolo federale, ed aggraverà la recessione e la disoccupazione, che in molti stati ha già raggiunto picchi storici.
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