Il futuro europeo del welfare americano

di Mario Seminerio

Gli amministratori della Social Security (il sistema previdenziale americano) e del Medicare hanno pubblicato questa settimana il rapporto annuale sulle condizioni finanziarie dei due programmi di spesa federale. Il Medicare quest’anno sarà in deficit, cioè avrà esborsi per prestazioni in eccedenza su quanto riceve dalla fiscalità. Tutti gli americani pagano contributi sociali sulla busta paga pari al 2,9 per cento per il Medicare, ripartiti a metà tra lavoratore e datore di lavoro. Il saldo finanziario della Social Security è ancora in attivo, ma è atteso entrare in deficit nel 2016. La Social Security è finanziata al 12,4 per cento della retribuzione lorda, anche in questo caso ripartita paritariamente tra lavoratore (fino ad un tetto retributivo indicizzato all’inflazione)  e datore di lavoro.

Quando i programmi saranno strutturalmente in deficit il governo federale avrà tre opzioni, variamente combinabili: aumentare le tasse, tagliare le prestazioni o aumentare il tasso di rendimento dell’attivo. Secondo i Trustees, ipotizzando l’invarianza dei benefici, l’aliquota di contribuzione di equilibrio dovrebbe salire per la Social Security al 14,4 per cento (con un aumento del 16 per cento sui livelli attuali), e per il Medicare al 6,78 per cento, con un aumento del 134 per cento. Complessivamente, quindi, l’equilibrio finanziario dei due programmi, a benefici invariati, richiederebbe un’aliquota della payroll tax al 21,18 per cento, prima delle imposte federali e statali. Per un lavoratore che percepisce il salario minino federale di 7,25 dollari l’ora (pari a 15.080 dollari annui), ciò significherebbe maggiori trattenute per 1500 dollari l’anno, con un depauperamento difficilmente sostenibile, e destinato a produrre effetti devastanti sui consumi, considerata anche la maggiore propensione ai consumi che gli strati sociali a minor reddito presentano.

Saranno quindi necessarie correzioni strutturali ai due programmi di spesa federale. Obama ha già suggerito in campagna elettorale la possibilità di rimuovere il tetto di retribuzione massima indicizzabile sul quale applicare la trattenuta per la Social Security. Difficilmente, poi, il governo sceglierà una correzione esclusivamente centrata sul versante delle entrate, a benefici invariati, visto l’impatto sul costo del lavoro e sull’occupazione che ciò implicherebbe. Per la Social Security, inoltre, una rettifica alle assunzioni attuariali sul tasso atteso di crescita del Pil tende a riportare i conti in equilibrio, ovviamente con il caveat della fattibilità di raggiungimento dei nuovi target di crescita, per non scadere nella contabilità creativa. Per il sistema sanitario si attende la Grande Riforma di Obama, il cui obiettivo strategico è quello di piegare il trend di crescita della spesa sanitaria sul Pil, frutto di avanzamenti tecnologici e di incentivi sfavorevoli prodotti dall’attuale sistema, come l’eccesso di ricorso alle strutture di pronto soccorso causato dall’assenza di spesa per la prevenzione da parte dei soggetti non assicurati, o l’eccesso di costi di marketing da parte delle assicurazioni, per cercare di acquisire soggetti in salute ed evitare quelli a rischio, o la overmedication causata dall’assenza di compartecipazione alla spesa sanitaria (l'”effetto-ticket”) da parte degli assicurati.

La riforma di questi due capitoli di spesa sarà cruciale per il futuro del sistema-paese statunitense. L’andamento esplosivo della spesa prevista per gli entitlements deve essere affrontato in modo radicale, lungo due direttrici strategiche: evitare aumenti del costo del lavoro, e lo sviluppo di deficit strutturali che peserebbero in modo “europeo” sul bilancio federale ma senza avere il tipo di copertura sociale, su pensioni e sanità, che gli europei riescono ancora, malgrado tutto, ad ottenere. Sono due modelli squilibrati ma quello americano, senza interventi radicali, rischia di esserlo ancora di più.


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