La Cina è una Grande Potenza – risposta a Lucio Caracciolo

di Mauro Gilli

La Cina è un attore centrale in politica internazionale. E’ infatti anche grazie ai bassi prezzi dei beni cinesi che i Paesi occidentali sono stati in grado di contenere le spinte inflazionistiche negli anni passati. Allo stesso tempo, il panorama geopolitico in Estremo e Vicino Oriente, come anche in Africa e addirittura in Sudamerica è sempre più spesso influenzato dalle decisioni e necessità di Pechino (su quest’ultimo aspetto si pensi alle relazioni con Khartoum, Teheran e Yangon). Non ultimo, la domanda di idrocarburi proveniente dalla Cina è una delle cause principali dello strepitoso aumento del prezzo del petrolio negli ultimi anni.

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Quei due diversi significati della parola “speculazione”

di Mario Seminerio – © Libero Mercato

La scorsa settimana, durante le audizioni semestrali davanti al Banking Committee del Congresso, il presidente della Fed, Ben Bernanke ha brevemente parlato del tema della “speculazione” sul mercato petrolifero e più in generale delle materie prime. E’ opportuno riprodurre integralmente quel passaggio:

“Un altro timore che è stato sollevato è che la speculazione finanziaria possa aver significativamente contribuito alle pressioni rialziste sui prezzi del petrolio. Sicuramente, l’interesse degli investitori per il petrolio ed altre materie prime è di recente aumentato sostanzialmente. Tuttavia, se la speculazione finanziaria stesse spingendo i prezzi del petrolio sopra livelli consistenti con i fondamentali di domanda e offerta ci aspetteremmo, al crescere dell’offerta ed al diminuire della domanda, un aumento delle scorte di greggio ed altri prodotti petroliferi. Ma, in realtà, i dati disponibili sulle scorte petrolifere mostrano considerevoli cali nel corso dell’ultimo anno. Ciò non vuol dire che utili passi non possano essere compiuti per migliorare la trasparenza ed il funzionamento dei mercati futures, solo è improbabile che tali passi possano significativamente influire sui prezzi di petrolio ed altre materie prime nel lungo periodo.”

Questa è la definizione “operativa “ di speculazione fornita da un economista, ma che poggia su basi di buonsenso difficilmente confutabili.

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Finalmente si tratta con l’Iran?

di Andrea Gilli e Mauro Gilli

“Avremmo voluto sentire questa notizia nel 2003, quattro, cinque, sei o sette”. Così Joe Biden, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato Americano ha salutato il discorso fatto dal Sottosegretario di Stato, Bill Burns con il quale quest’ultimo informava del suo imminente viaggio a Ginevra per incontrare i negoziatori iraniani insieme al gruppo del 5+1.

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Ma la speculazione è poi così negativa?

di Benedetto Della Vedova, da Il Giornale

La specula era la vedetta della legione romana. Speculatore è perciò colui che guarda lontano, che osserva e predice il futuro. Così facendo si espone a rischi elevati ma anche a grandi rendimenti. Lo speculatore è un imprenditore come altri: valuta, rischia, poi guadagna o perde. Nel mercato la speculazione è uno straordinario meccanismo per segnalare e “prezzare” un fenomeno atteso, anticipandone parte degli effetti. La speculazione contribuisce a riportare situazioni strutturalmente distorte all’equilibro, magari forzando gli attori economici e i politici ad assumere decisioni necessarie. Pensiamo alla FIAT: sono stati gli speculatori, con le loro scommesse al ribasso, a forzare una ristrutturazione il cui ulteriore ritardo avrebbe definitivamente azzerato l’azienda, con quel che ciò avrebbe comportato.

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Rassegna Epistemica – Recensioni di “The Return of History” di Robert Kagan

di Mauro Gilli

Poco più di un mese fa, su Epistemes è apparsa la nostra recensione del nuovo libro di Robert Kagan, The End of Dreams and the Return of History (La Storia non è mai finita, 23 Maggio 2008). Nell’articolo veniva segnalato come Kagan adottasse un approccio realista nella prima parte del suo pamphlet, cadendo così in numerose contraddizioni con quanto da lui stesso scritto in passato, e con quanto sostenuto nella seconda parte di The End of Dreams.

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Robin Hood, il principe degli esattori

di Redazione Epistemes

La Robin Hood Tax è “una risposta inefficace e populista a un problema serio”, che rischia di condurre il nostro paese “fino in fondo sulla via lastricata di buone intenzioni”. Lo affermano Piercamillo Falasca, redattore di Epistemes e fellow dell’Istituto Bruno Leoni, e Carlo Stagnaro, direttore Energia e ambiente dell’IBL, nel Briefing Paper “Robin Hood, il principe degli esattori“.

Nel paper, gli autori analizzano nel dettaglio le principali misure contenute nella Robin Tax, e ne valutano conseguenze ed effetti. “In generale – scrivono Falasca e Stagnaro – l’aggravio aggiuntivo a cui le imprese del settore energetico saranno soggette potrà riversarsi su tre voci: i prezzi per i consumatori, gli investimenti del settore energetico, i dividendi per gli azionisti. In tutti i casi, le conseguenze saranno negative”.

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La Cina vittima del caro-energia

di Mario Seminerio – © Libero Mercato*

Lo shock petrolifero che sta piagando l’Occidente potrebbe avere conseguenze ben peggiori sulle economie asiatiche emergenti. La rivoluzione manifatturiera della Cina e degli altri paesi della regione si è finora basata in modo determinante su ridotti costi di trasporto. La globalizzazione ha rimpicciolito il pianeta, la crisi energetica sembra destinata a tornare ad aumentarne le dimensioni. Il modello commerciale asiatico si è infatti finora basato su scambi ricardiani tra reti di paesi produttori, ciascuno intento a sfruttare il proprio vantaggio competitivo. I prodotti (anche e soprattutto quelli occidentali) vengono spediti in Cina per l’assemblaggio finale, e da qui rispediti sui nostri mercati, con margini unitari di profitto estremamente contenuti. Lo schema è entrato in crisi allo scoppio della crisi petrolifera: basti pensare al costo dei container nella tratta Shanghai-Rotterdam, ormai triplicato. A ciò si aggiunge l’effetto distorsivo dei sussidi all’energia, che hanno artificiosamente tenuto bassa l’inflazione cinese: malgrado il costo del carbone sia triplicato da inizio 2007, la Cina ha frenato l’ascesa dei costi dell’energia, drogando la crescita delle proprie aziende sane, e tenendo artificialmente in vita quelle decotte. Ciò ha solo differito la resa dei conti.

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Alitalia: asta pubblica per la vendita degli asset

“Il fatto che Alitalia sia sull’orlo del fallimento e che AirOne affronti anch’essa una fase critica non dovrebbe indurre ad una cessione troppo ‘benevola’ degli asset alla newco.” È quanto affermano Andrea Giuricin e Piercamillo Falasca in un nuovo Focus dell’Istituto Bruno Leoni dal titolo “Alitalia: correggere l’incorreggibile” (PDF). “Gli asset da trasferire – continuano Falasca e Giuricin – hanno … Leggi tutto