di Mario Seminerio – © Libero Mercato
Il rapporto sul mercato del lavoro statunitense in luglio, pubblicato venerdì scorso, mostra dati di occupazione e disoccupazione complessivamente coerenti con l’attuale fase del ciclo economico. Quello che occorre indagare è tuttavia la possibilità che l’andamento dell’occupazione possa davvero aver toccato il fondo. Il dato più eclatante dell’ultimo employment report è quello relativo al totale delle ore lavorate, diminuite in luglio dello 0,4 per cento, maggior flessione quest’anno. La durata della settimana lavorativa media si è ulteriormente ridotta di 6 minuti, a 33 ore e 36 minuti, il peggior risultato dall’inizio delle rilevazioni di questa serie storica, nel 1964. L’aggregato delle ore lavorate include sia gli impieghi soppressi che la riduzione di orario, per esigenze congiunturali. Sono i cosiddetti part-timers involontari, il cui numero in luglio è aumentato di 300.000 persone, portando il totale a 5,6 milioni, un incremento di quasi un milione e mezzo di unità nell’ultimo anno. I lavoratori part-time sono quasi il 4 per cento del totale degli occupati, dal 3 per cento di un anno fa, nuovo massimo dal 1993. La riduzione del numero di ore lavorate ha colpito soprattutto nel settore delle costruzioni (28 per cento degli impieghi coinvolti), seguito dal commercio al dettaglio (14 per cento) e dal settore dei servizi professionali ed alle imprese (13 per cento).
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