La povertà come bene di consumo

di Andrea Asoni 

L’effetto degli aiuti allo sviluppo per i paesi poveri è oggetto di discussione scientifica. I risultati possono essere contrastanti. Due recenti articoli raggiungono conclusioni opposte: Dollar e Burnside (2000), economisti presso la World Bank, concludono che tali aiuti, in mancanza di politiche pubbliche efficaci, non hanno alcun impatto sulla crescita economica. Allo stesso tempo sono utili quando i governi adottano politiche fiscali, commerciali e monetarie sane.

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Prodi incontra Ahmadinejad: etica o interesse?

di Andrea Gilli e Daniele G. Sfregola 

La settimana scorsa il presidente del Consiglio Romano Prodi ha avuto un incontro con il presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Mohammed Ahmadinejad. L’incontro, come spesso accade in questi casi, è stato interlocutorio e sembra non aver prodotto alcun risultato significativo a livello internazionale. Tuttavia, un particolare effetto, stavolta interno, pare che il meeting tra i due leader lo abbia esperito.

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La meccanica dei cambi fissi

di Mario Seminerio 

Vi siete mai chiesti come è possibile che l’acquisto di un computer (o di calzature, magliette ed altro) cinese da parte di un cittadino statunitense tenda a tradursi in un importo equivalente in debito statunitense verso il governo cinese?
Supponiamo che la Cina abbia un tasso di cambio fisso. Questo è stato vero fino a poco tempo fa, ed è ancora approssimativamente vero, malgrado la Cina consenta al cambio dello yuan una limitata flessibilità. Ecco come si svolge il processo.

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La guerra in Iraq e gli effetti sul terrorismo

di Mauro Gilli

Il New York Times, qualche giorno fa, ha reso note le conclusioni di un rapporto interno dell’intelligence americana (che sarà accessibile a ridosso delle elezioni di metà legislatura, a novembre) secondo le quali la guerra in Iraq, invece di ridurre la minaccia terroristica, non avrebbe fatto altro che aumentarla.

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“Arrivi a fine mese?”: una ipotesi di lavoro

di Antonio Mele

Una popolare campagna politica dei DS di qualche mese fa recitava proprio cosí. La campagna si basava su uno studio condotto da Bersani e altri sulle famiglie italiane, studio che rilevava la difficoltá delle famiglie meno abbienti a comprare beni di prima necessitá nell’ultima settimana del mese. Ricorderanno i nostri lettori anche campagne di stampa molto vivaci su questo fenomeno rilevato dallo studio, e dibattiti feroci sulla veridicitá dei dati presentati.

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L’India, gli Usa e il fattore Teheran

di Andrea Gilli e Daniele G. Sfregola

La recente approvazione americana del disegno di legge d’attuazione dell’accordo di cooperazione nucleare con l’India ha segnato un passaggio significativo per la repentina evoluzione dei rapporti bilaterali tra Washington e New Delhi. Il riconoscimento dello status nucleare di New Delhi suggerisce la volontà di Washington di far entrare l’India nel club dei grandi. C’e’ però da capire fino a quando questa posizione non sarà in contraddizione con gli stessi interessi americani.

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Welfare, una partita di giro

di Mario Seminerio

Secondo voi, quanti sono i cittadini tedeschi che dipendono dallo stato? Da un grande paese industrializzato, con forte vocazione all’export, ci si potrebbe attendere un numero piuttosto contenuto, nell’ordine del 20 per cento, giusto? Sbagliato. Secondo un recente studio della Bild Zeitung, che cita dati dell’Ufficio Federale di Statistica, circa il 42 per cento dei tedeschi fanno affidamento sullo stato attraverso pagamenti di welfare, sussidi di disoccupazione o pensioni.

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Elezioni e riforme in Svezia

di Andrea Asoni

La Svezia è, non a torto, considerata uno dei paesi più socialisti d’Europa. Il governo preleva poco più del 50% della ricchezza nazionale sotto forma di tasse (si consideri che lo stesso dato in Italia è intorno al 42% e negli Stati Uniti intorno al 25%). L’aliquota marginale sul reddito personale più alta è di circa il 57%  (in Italia è al 43%), l’IVA è al 25% (20% da noi) [dati OECD].

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