Ma la colpa non è dei CDS

di Mario Seminerio

Cosa c’è di meglio, per la classe politica, che trovare un capro espiatorio eclatante come la speculazione? E’ perfetta, si porta in tutte le stagioni, crea un discreto ricompattamento del campo domestico, anche in caso di adozione di misure impopolari. Ecco spiegato il motivo della caccia alle streghe nei confronti dei Credit Default Swap (CDS), lo strumento più citato (e meno capito) da media ed eletti, in questo periodo.

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Il mensile – Febbraio 2010

Economia Su previdenza e welfare occorre una Grande Riforma La fabbrica della deflazione Quando il governo economico dell’Ue diventa un’opportunità La Grecia soffre, la Spagna scricchiola, ma anche l’Italia non si sente troppo bene La ripresa? E’ disoccupata Relazioni Internazionali Perché le ragioni di Antonio Martino lasciano seri dubbi

Su previdenza e welfare occorre una Grande Riforma

L’ordinaria manutenzione non basta

di Mario Seminerio – Libertiamo

Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha scritto una lettera al Foglio per segnalare le evidenze dell’ultimo Sustainability Report 2009 sulla spesa pensionistica, elaborato dalla Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Commissione europea. Secondo tale rapporto, che misura il gap di sostenibilità, cioè di quanto dovrebbe aumentare l’avanzo primario di ogni paese per porre in equilibrio la spesa pensionistica, l’Italia si collocherebbe ampiamente sotto la media europea.

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La fabbrica della deflazione

di Mario Seminerio

Nel mese di gennaio l’indice dei prezzi al consumo statunitensi è cresciuto dello 0,2 per cento, contro attese per un incremento dello 0,3 per cento. Il dato di rilievo è che, escludendo le componenti volatili di energia ed alimentari (il cosiddetto indice core), i prezzi sono diminuiti nel mese dello 0,1 per cento (per la prima volta dal 1982), contro attese per un aumento dello 0,1 per cento. E’ vero che un singolo dato non è rappresentativo di una tendenza, ma è importante osservare che nel mese si è avuto un ribasso dello 0,5 per cento alla voce shelter, che indica abitazioni in senso lato, ed include tariffe alberghiere ma soprattutto affitti, sia quelli effettivamente pagati dagli inquilini, che quelli figurativi per i proprietari (owner’s equivalent rent).

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Quando il governo economico dell’Ue diventa un’opportunità

di Mario Seminerio – Libertiamo

Nei giorni scorsi, in occasione del Consiglio europeo straordinario, il presidente del consiglio ha affermato di avere posto il problema del peso eccessivo delle pensioni sui conti pubblici dei paesi europei. Circostanza ed affermazione piuttosto irrituali, poiché la gestione dei sistemi previdenziali e della spesa da essi prodotta non pare rientrare tra le attuali prerogative dell’Unione europea. Soprattutto, una frase che appare in contrasto con la presa di posizione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha più volte dichiarato che l’Italia, a differenza di altri (la Spagna, ad esempio), avrebbe già messo in sicurezza i propri conti previdenziali, e che ha in seguito precisato che l’intervento di Berlusconi in sede europea “non era riferito all’Italia”.

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La Grecia soffre, la Spagna scricchiola, ma anche l’Italia non si sente troppo bene

di Mario Seminerio – Libertiamo

La turbolenza di queste settimane sui mercati finanziari, con il forte aumento dei rendimenti sui titoli pubblici e del premio richiesto per assicurarsi in caso di default sovrano della Grecia, ha innescato un prevedibile effetto di contagio, esteso a Portogallo e Spagna. L’approvazione, da parte della Commissione europea, del piano greco di consolidamento fiscale, non ha tranquillizzato i mercati, che continuano a ritenere il paese ellenico incapace di raggiungere l’obiettivo. La tensione si è in seguito estesa anche al Portogallo, dove il governo di minoranza del socialista José Socrates potrebbe essere costretto a dimettersi per l’impossibilità a far passare le misure di stretta fiscale necessarie alla riduzione del deficit. Anche la Spagna è tornata sotto i riflettori, per analoghe considerazioni.

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La ripresa? E’ disoccupata

di Mario Seminerio – Liberal Quotidiano

La decisione di Fiat di chiudere entro l’anno l’impianto di Termini Imerese si scontra con la sostanziale assenza di alternative occupazionali che il disimpegno della casa torinese causerebbe al territorio. Sergio Marchionne ha ripetuto più volte che la chiusura non è negoziabile, vista la struttura di costo assolutamente non competitiva dell’impianto, causata anche dalla sua localizzazione. Questa decisione è economicamente razionale, vista dall’ottica dell’azienda, e ripropone il nodo strutturale di un settore automobilistico globale piagato dall’eccesso di capacità produttiva.

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