Il ritorno dell’inflazione per ora è solo un’illusione

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

Nelle ultime settimane i rendimenti obbligazionari in Eurozona e negli Stati Uniti sono risaliti in misura piuttosto consistente, soprattutto di qua dell’Atlantico. Questo ha determinato alcuni effetti collaterali ampiamente prevedibili ed interrogativi circa la fine del “costo zero” per il denaro. Sia negli Stati Uniti che in Eurozona la crescita non è particolarmente vigorosa, se raffrontata al periodo ante crisi, ma probabilmente si tratta della “nuova normale”, cioè di economie che crescono strutturalmente meno.

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Il fragile miracolo della Spagna: molte ombre ma almeno cresce

Sempre più deficit, sicurezza sociale sbilanciata e salari ridotti. Ma anche riforme, investimenti e banche ripulite

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

La Spagna pare violare la forza di gravità ed il senso comune: un paese privo di governo da dieci mesi, quindi imprigionato in una gabbia di incertezza, e che tuttavia continua a crescere ad un passo invidiabile. Ma un paese che è anche violatore seriale delle regole della Commissione europea sul bilancio pubblico, e che di recente è stato “graziato”, non subendo sanzioni per tali sforamenti. La Spagna chiuderà il 2016 con un rapporto deficit-Pil al 4,6%, mentre le previsioni di primavera della Commissione Ue ipotizzavano il 3,9%. Attesa una crescita del Pil intorno al 3%, in lieve rallentamento il prossimo anno.

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Tasse e crescita, il governo inventa il moto perpetuo

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

La Nota di aggiornamento del documento di Economia e finanza, presentata nei giorni scorsi dal governo, ha suscitato perplessità tra analisti ed istituzioni preposte all’analisi dei conti pubblici, come dimostra l’audizione parlamentare della Banca d’Italia e, soprattutto, la sospensione del giudizio da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’istituzione indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee.

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Perché l’Islam è diventato Islamista?

di Andrea e Mauro Gilli – Strade

Una delle più importanti questioni contemporanee riguarda la capacità dell’Islam di modernizzarsi, dove per Islam non si intendono soltanto i Paesi musulmani ma anche – se non soprattutto – le loro popolazioni, i loro valori, e le loro strutture sociali.

Il mondo islamico è caratterizzato da enormi sfaccettature al suo interno, in quanto si estende su un’area estremamente vasta che va dal Marocco nel Nord Africa all’Indonesia nel sud-est Asiatico, con diramazioni sia settentrionali, come nei Balcani, nel Caucaso, e nell’Asia Centrale, che meridionali, quali la Nigeria o il Sudan. Ciononostante, gli ultimi 15 anni hanno visto un generale stallo dal punto di vista socio-politico di questo eterogeneo blocco di Paesi e, in alcuni casi, addirittura un poderoso arretramento su questi fronti: in Stati quali l’Arabia Saudita o il Pakistan è difficile constatare dei significativi passi avanti verso democrazia e diritti umani; il terrorismo si è espanso anche ad aree dove prima era assente come la Tunisia; e infine il fondamentalismo e l’integralismo si sono allargati in zone in precedenza laiche e moderate, quali l’Egitto, la Turchia o la Siria.

Come spiegare questa transizione e, più in generale, la decennale arretratezza socio-politica dei Paesi musulmani? Nell’articolo cerchiamo di ragionare brevemente sulle cause di questo “fallimento”, pur consci che il quadro generale che cercheremo di trarre non rende giustizia delle singole peculiarità e differenze che esistono tra i vari Paesi islamici. Questo intervento per Strade è dunque uno spunto, che in futuro ci ripromettiamo di approfondire in modo più analitico.

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Argentina, la lunga e dolorosa uscita dal populismo economico

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

A nove mesi dall’insediamento, il governo del presidente argentino Mauricio Macri sta faticosamente tentando di ristrutturare un’economia prostrata da lunghi anni di errori ed orrori di Cristina Fernandez de Kirchner. Tra le prime mosse, Macri ha lasciato fluttuare il cambio del peso, che era irrealisticamente sopravvalutato ed aveva prosciugato le riserve valutarie del paese. Per recuperare preziosi dollari, Macri ha poi eliminato quasi totalmente le imposte sulle esportazioni, ponendo fine alla pratica difensiva degli agricoltori, che immagazzinavano la produzione in attesa di tempi migliori, dato il cambio troppo elevato.

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La fine del Quantitative easing Bce sarà la resa dei conti per l’Italia

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

La Banca centrale europea ha deciso di non fornire indicazioni su un eventuale allungamento o potenziamento delle operazioni di easing quantitativo, il cui termine è previsto per marzo. Mario Draghi ha detto che il tema non è stato trattato, anche considerando le previsioni aggiornate di crescita, che restano sostanzialmente stabili al 2017, pur se quelle di inflazione per il prossimo anno sono state limate da 1,3 a 1,2%. In molti pensano che queste motivazioni siano una trasparente foglia di fico. Le stime di inflazione per l’Eurozona per il prossimo anno sono già piuttosto elevate rispetto ai valori correnti, ed il loro progressivo ridimensionamento non promette nulla di buono. Vi sono poi problemi di scarsità di titoli di Stato tedeschi acquistabili.

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Niente miracoli da Brexit

Troppi entusiasmi per i dati sui consumi

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

I primi dati congiunturali relativi al periodo post referendum sulla Brexit hanno suscitato stupore e commenti entusiastici da parte dei sostenitori dell’uscita del Regno Unito dalla Ue. Il mini boom delle vendite al dettaglio di luglio, cresciute in volume dell’1,4% su giugno, ha fatto gridare all’improbabile miracolo, secondo l’abitudine a fare di un singolo dato una tendenza consolidata. Al rimbalzo dei consumi di luglio ha contribuito il forte deprezzamento della sterlina, che ha stimolato gli acquisti di non residenti al punto da produrre una crescita annua del 13% delle vendite di orologi svizzeri in Regno Unito.

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L’Italia è ferma, Renzi può galleggiare ma il paese sta diventando più fragile

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

La prima stima della variazione del Pil italiano nel secondo trimestre conferma che la nostra economia resta intrappolata in un quadro di persistente stagnazione: un torpore che non viene scosso neppure da condizioni esterne eccezionalmente favorevoli. La crescita nulla nel trimestre e dello 0,7% sull’anno ci allontana da quell’1% che pare essere il nostro massimo potenziale. Con un tasso di occupazione e partecipazione alla forza lavoro tra i più bassi al mondo e una crescita della produttività che resta pressoché nulla, difficile attendersi molto di più, malgrado l’ossessiva grancassa sulla creazione di nuova occupazione per misteriosa mano del Jobs Act.

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