di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano
La Nota di aggiornamento del documento di Economia e finanza, presentata nei giorni scorsi dal governo, ha suscitato perplessità tra analisti ed istituzioni preposte all’analisi dei conti pubblici, come dimostra l’audizione parlamentare della Banca d’Italia e, soprattutto, la sospensione del giudizio da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’istituzione indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee.
La stima governativa di crescita per il 2017 all’1% appare troppo ottimistica. Anche le determinanti della maggiore crescita, come indicate dal governo, sono quantomeno singolari. Infatti, i tre quarti di essa (lo 0,3%) proverrebbero dal mancato aumento Iva, frutto della disattivazione delle clausole di salvaguardia. Il governo, che realizza queste simulazioni utilizzando il modello econometrico del Tesoro, ritiene che non vi siano anomalie: a legislazione invariata, un aumento Iva di due punti percentuali deprimerebbe la crescita, e questo è quanto incorporato dal cosiddetto quadro tendenziale del Def. Il mancato aumento Iva previsto nel quadro programmatico indurrebbe, quindi, di per sé, una robusta spinta alla crescita dei consumi delle famiglie rispetto allo scenario di base (da +0,4% a +1%).
È come inventare il moto perpetuo: minaccio aumenti di imposte, che deprimono le stime di crescita; poi evito tali aumenti, facendo deficit, e la crescita rifiorisce. Ma nel Def appare misterioso aver imputato, tra le variabili esogene del modello, una crescita del commercio internazionale che dal 2017 accelera, mentre il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, vaticina un “crollo del commercio estero”. Il mistero diventa ancor più fitto osservando che per Renzi e Padoan la crescita della domanda interna italiana del 2017 sarà quasi raddoppiata grazie ad un vero e proprio boom degli investimenti. Non solo quelli in macchinari, impianti ed attrezzature (che potrebbero beneficiare sia del superammortamento al 140% che del cosiddetto iperammortamento previsto dal piano Industria 4.0), ma inopinatamente anche da un mini boom delle costruzioni, la cui crescita nel 2017 passerebbe da 0,6 a 2,9%.
Come possa esservi crescita delle costruzioni, dato il quadro congiunturale di questo paese, resta un mistero. A meno che il governo non abbia incorporato nelle previsioni l’effetto di una forte spinta al settore data da Casa Italia, l’ambizioso o più propriamente velleitario piano di messa in sicurezza del territorio, le cui risorse Renzi ha già detto si prenderà con o senza assenso della Ue. Come che sia, l’aggiornamento Def non brilla per coerenza, né metodologica né logica, per usare un eufemismo. Le previsioni di solito vanno intese come una bussola, non come esiti di leggi fisiche: nel caso del Def, sembrano invece un giro di ruota della fortuna, di cui Renzi è notoriamente esperto.
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