La Libia, l’Iraq e le guerre americane

di Mauro Gilli

Monta la polemica negli Stati Uniti a proposito delle parole del presidente americano Barack Obama, secondo il quale non era necessario chiedere l’autorizzazione del Congresso per avviare le operazioni militari in Libia. Per giustificare la sua posizione, Obama avrebbe spiegato che di “ostilità” non si tratta. Sorge dunque spontaneo chiedere: come definiamo le “ostilità”?

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Solo per Draghi la Grecia sta meglio dell’Italia del 1992

di Mario Seminerio – Linkiesta

Moody’s mette sotto osservazione i tre maggiori istituti di credito francesi (Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole). E anche se il futuro leader della Bce, pur di ribadire la continuità con Trichet, ha dichiarato che noi vent’anni fa stavamo messi peggio, presto l’Europa dovrà fare i conti con la realtà di Atene.

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Draghi vola a Francoforte. Ma lascia a Roma un programma politico coi fiocchi

di Mario Seminerio – Libertiamo

Le ultime “considerazioni finali” di Mario Draghi in Banca d’Italia sono soprattutto l’ultima reiterazione di una serie di einaudiane “prediche inutili”, come lo stesso governatore ha ricordato:

«Quale paese lasceremo ai nostri figli? Tante volte abbiamo indicato obiettivi, linee di azione, aree di intervento. A distanza di cinque anni, quando si guarda a quanto poco di tutto ciò si sia tradotto in realtà, viene in mente l’inutilità delle prediche di un mio ben più illustre predecessore»

A noi di inutile resta soprattutto l’impressione di alcuni entusiastici riflessi condizionati di un establishment ormai alle corde, ma non è quello il punto. Il punto è che quello di Draghi è un programma politico, e come tale dovrebbe essere accolto e raccolto dalla politica.

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Il mensile – Maggio 2011

Economia Standard & Poor’s è credibile, il governo no La lenta marcia della Grecia verso il default (o la bancarotta) Il nuovo caos sulle materie prime Euro-salvataggi. L’uscita dall’euro non è un’opzione, il default sovrano sì Senza riforme rischiamo di finire come il Portogallo Relazioni Internazionali Libia, le risoluzioni parlano chiaro: nessun regime change è possibile La politica estera americana … Leggi tutto

Libia, le risoluzioni parlano chiaro: nessun regime change è possibile

di Giovanni Boggero*

Il combinato disposto delle due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza n. 1970/2011 e n. 1973/2011 continua a far discutere gli esperti di diritto internazionale. Il lavoro ermeneutico dei giuristi si incaglia su un duplice ordine di questioni:

a) E’ lecito che la “coalizione dei volenterosi” armi i ribelli contro Gheddafi?

b) E’ lecito che la “coalizione dei volenterosi” bombardi il rifugio e/o i rifugi di Gheddafi e del suo entourage?

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Standard & Poor’s è credibile, il governo no

La scarsa crescita minaccia il rating del debito italiano

di Mario Seminerio – Libertiamo

Nella notte italiana di sabato 21 maggio, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato il merito di credito sovrano di lungo termine del nostro paese, ponendolo tuttavia in negative outlook, cioè segnalando il rischio di un deterioramento di breve-medio termine. L’annuncio in sé non è né un fulmine a ciel sereno né una provocazione. Anzi, per molti aspetti conferma il ritardo con cui le agenzie di rating elaborano le proprie previsioni sul debito sovrano. Nel caso italiano c’è anche altro, però: tentiamo di capire cosa e più in generale di inquadrare nel giusto contesto l’azione delle agenzie di rating e la loro credibilità.

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La politica estera americana e la promozione della democrazia

di Mauro Gilli

“Wherever the standard of freedom and Independence has been or shall be unfurled, there will [America’s] heart, her benedictions and her prayers be. But she goes not abroad, in search of monsters to destroy. She is the well-wisher to the freedom and independence of all. She is the champion and vindicator only of her own.” John Quincy Adams, 1821.

Quello riportato è probabilmente uno dei più citati passaggi mai pronunciati da un presidente Americano, insieme ai celeberrimi “Tear down this wall” di Ronald Reagan e “Ich bin ein Berliner” di John Fitzgerald Kennedy (JQA lo pronunciò però prima di diventare presidente, quando era ancora Segretario di Stato). Ciò non deve sorprendere. Gli Stati Uniti, per tutta la loro storia, hanno sempre incoraggiato i movimenti democratici e si sono sempre schierati a favore della libertà. Allo stesso tempo, però, la loro politica estera è stata dettata da una forte dose di pragmatismo. Là dove la libertà e la democrazia avrebbero sollevato possibili rischi per gli interessi economici o strategici americani, le benedizioni di Washington si fermavano.

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