Cosa attende il Presidente

di Mario Seminerio

In un elegante edificio parigino del Diciottesimo secolo, 169 dipendenti del defunto ufficio governativo per la pianificazione continuano a produrre rapporti su previdenza sociale ed energia, duplicando le analisi elaborate da altre agenzie governative. Quell’ufficio, creato per elaborare sovietizzanti piani quinquennali prima dell’interruzione di quella pratica, negli anni Novanta, esemplifica gli eccessi statalisti che il neo-presidente francese dovrà tentare di rimuovere. Perché in Francia, terra di antiche ispirazioni rivoluzionarie, ogni tentativo di riformare la pubblica amministrazione suscita sollevazioni popolari e proteste di strada, costringendo il governo di turno a battere in ritirata, sia pure solennemente, come si conviene allo stile del paese. La spesa pubblica francese, al 54 per cento del prodotto interno lordo, è ai massimi di tutte le maggiori economie. Secondo l’Ocse i pubblici dipendenti francesi, ministeriali o di imprese pubbliche, nel 2004 costituivano il 23 per cento del totale degli occupati, contro la media del 14 per cento degli altri 30 paesi membri dell’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione economica.

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Algoritmi complessi

di Mario Seminerio 

Adusbef e Federconsumatori hanno chiesto un incontro urgente col ministero dello Sviluppo economico e con quello dell’Economia per fermare i ”comportamenti speculativi” che ”pesano sulle tasche dei cittadini per oltre 3 euro a pieno di benzina e con oltre 70 milioni di euro al mese di incasso per le compagnie”. Le due associazioni consumeriste con un comunicato tornano a denunciare una ”doppia velocità” dei prezzi della benzina rispetto a quelli del petrolio e chiedono di verificare perché ”il prezzo industriale della benzina in Italia sia il più elevato in Europa”.

”Non c’è giustificazione alcuna perché oggi la benzina sia venduta a 1,31 euro al litro, visto che il petrolio è a 65 dollari al barile, come nello stesso periodo dell’anno scorso e allora la benzina era venduta 1,30 euro al litro, ma con una differenza sostanziale e cioè che il dollaro valeva l’8% in più rispetto all’attuale cambio con l’euro. Quindi solo per questo raffronto vi sono 3-4 centesimi in più sul prezzo al litro della benzina”.

Ad un più attento esame dei numeri scopriamo che le cose stanno diversamente. Vediamo perché.

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Contribuenti consapevoli

di Mario Seminerio

Dice un vecchio adagio che un’immagine vale più di mille parole. Prima di sottoporvi l’immagine in questione, ci corre l’obbligo di scrivere alcune parole (assai meno di mille, fortunatamente) a titolo di legenda. Nell’ottobre 2001, a poche settimane dall’attacco al cuore dell’Occidente, l’aviazione civile di tutto il pianeta appariva in ginocchio. Le quotazioni azionarie di tutti i vettori erano intrappolate in una spirale ribassista senza fine. Ma quella spirale, inopinatamente, si interruppe. Iniziò una lenta ma sicura risalita, che acquisì velocità (assieme ai mercati azionari mondiali), con l’inizio delle operazioni militari in Iraq, nel marzo 2003 e, successivamente, con la forte crescita dell’economia globale. Di tutto rilievo è anche il fatto che il settore delle linee aeree, nel corso di questi anni, è riuscito a recuperare profittabilità pur in presenza di un altro forte shock, quello dell’impennata dei prezzi del greggio, che dal gennaio 2002 ad oggi ha portato le quotazioni del barile da circa 20 dollari agli attuali 65, passando per il picco di 78 dollari della fase immediatamente successiva all’uragano Katrina. Tutto ciò premesso, osservate ora il grafico qui sotto (cliccare sull’immagine per ingrandirla):

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Mixed results

di Mauro Gilli

L’11 gennaio, su Epistemes, scrivevo:

La nuova strategia per l’Iraq presentata dal Presidente americano George Bush (volta a “rimediare” agli errori passati e garantire cosi’ la “vittoria”) offre pochi motivi di speranza. Le probabilita’ che le sorti del Paese mediorientale possano essere cambiate da 21.500 soldati aggiuntivi sono poche.

In quell’articolo elaboravo un considerazione tanto ovvia quanto semplice: la guerra civile irachena non puo’ essere fermata mandando piu’ soldati.

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L’Italia, la pena di morte e il nostro ruolo internazionale

di Andrea Gilli

La recente iniziativa italiana di presentare sia al prossimo consiglio degli affari generali Ue che in sede Onu una proposta di abolizione, nel primo caso, e di moratoria, nel secondo, della pena di morte richiede una seria riflessione tanto sulla proposta in sè, quanto sulle sue possibilità di successo e quindi su come essa si collochi all’interno della politica estera italiana.

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Il nodo dei salari e la produttività che cala

di Pierangelo De Pace 

In un recente rapporto Eurispes riferito al periodo 2000-2005 si scopre che il livello dei salari reali in Italia, e cioè espressi in termini di potere d’acquisto, è tra i più bassi in Europa. In particolare si viene a sapere che la crescita reale dei salari può definirsi addirittura negativa (a seconda delle misure utilizzate), a conferma della percezione degli ultimi anni che le dinamiche di crescita salariale non siano riuscite a tenere il passo con la crescita dei prezzi.

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In economia spuntano i Potenti-pentiti

di Mario Seminerio  Da qualche tempo, in Italia, si sta affermando una nuova figura pubblica: il potente-censore, o se preferite il potente-pentito. Il potente-censore è di solito una figura posta ai vertici del nostro sistema di potere, da tempo immemore ha pieno accesso alla stanza dei bottoni. E’ stato quindi corresponsabile dell’assunzione di alcune decisioni che hanno negativamente influito sul … Leggi tutto

L’economia cresce grazie alla Germania

di Mario Seminerio  Da qualche tempo gli indicatori economici italiani non sono più così brillanti. Dapprima il dato di gennaio sulla produzione industriale, pubblicato lo scorso 12 marzo, con una flessione mensile dell’1.4 per cento, peggiore delle attese, e la revisione al ribasso dell’incremento di dicembre, da 2 a 1.4 per cento. Poi la forte contrazione degli ordinativi industriali, sempre … Leggi tutto