Il fallimento di Annapolis

di Andrea Gilli e Mauro Gilli

Gli Stati Uniti stanno tentando per l’ennesima volta di risolvere il conflitto israelo-palestinese. In passato ci avevano già provato Carter e Clinton. Entrambi hanno fallito. Il Presidente Bush gioca ora la sua unica carta, sperando così di regalare alla storia un motivo per cui rimpiangerlo. A nostro modo di vedere, il summit di Annapolis non sarà in grado di portare ad alcun risultato significativo né nel breve né nel lungo periodo. La pace tra israeliani e palestinesi dovrà ancora attendere.

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Sarkozy, piu’ Prodi che Thatcher

di Mario Seminerio – © Libero Mercato

La fine degli scioperi dei ferrovieri francesi (sia quelli della SNCF che quelli della RATP, la Régie locale della regione parigina), ha scatenato una corsa all’interpretazione ed all’analisi su chi abbia “vinto” il braccio di ferro che per una decina di interminabili giorni ha visto fronteggiarsi gli cheminots da un lato, ed il governo Sarkozy-Fillon dall’altro. Passeggiando per la blogosfera abbiamo notato alcuni spericolati paragoni tra l’azione di Sarkozy ed il braccio di ferro che oppose Margaret Thatcher ai minatori inglesi, alla fine degli anni Settanta, o ancora il licenziamento in tronco dei controllori di volo in sciopero, adottato da Ronald Reagan nel 1981. Ci colpisce, soprattutto, l’interesse quasi ossessivo che ogni iniziativa di Sarkozy suscita presso politici e giornalisti italiani, un interesse che non ha pari in nessun altro paese europeo.

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Spiegazione sistemica al veto su Blair

di Andrea Gilli

Nei giorni scorsi, il primo ministro italiano Romano Prodi avrebbe sonoramente bocciato la possibilità di avere Tony Blair a capo della Commissione Europea. La decisione ha sorpreso molti, deluso altri, e confortato taluni. Pochi però hanno realmente compreso i motivi della scelta.

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Salari e politica economica

di Pierangelo De Pace

In un recente intervento presso l’Università degli Studi di Torino, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha presentato una relazione intitolata “Consumo e Crescita in Italia“. I contenuti della lezione sono stati giustamente ripresi e commentati da stampa, tv, ed altri mezzi d’informazione. Come prevedibile, però, le parole del Governatore sono state spesso travisate e proposte di politica economica che nulla hanno a che fare con quanto affermato da Draghi sono state immediatamente date in pasto all’opinione pubblica.

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Il Dpef ci parlerà di Kyoto, senza dirci quanto costa

di Piercamillo Falasca, anche su L’Occidentale

Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell’Ambiente, ha forse reso un servigio utile al paese: ha chiesto ed ottenuto – grazie ad un articoletto del decreto fiscale collegato alla Finanziaria – che, dal prossimo anno, il Dpef contenga un aggiornamento sullo stato di attuazione del protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di CO2.

Bene, si potrà – numeri alla mano (almeno si spera) – commentare e contestare la resa del sistema di tetto alle emissioni. Di Kyoto si parla troppo e male, anteponendo una visione ideologica dell’ambiente alla realtà dei fatti.

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Milizie Open Source

di Mario Seminerio

Dall’11 settembre 2001 è apparso drammaticamente chiaro che l’Occidente si sarebbe trovato ad affrontare, negli anni successivi, la sfida della “guerra asimmetrica”: di qui, eserciti regolari, equipaggiati in modo estremamente sofisticato, per combattere in teatri di guerra guerreggiata. Di là, gruppi agili composti da cellule spesso dormienti ed attivabili in modo estremamente efficace (per danno inflitto al nemico) ed efficiente, per limitatezza dei costi operativi sostenuti per il mantenimento di tali cellule. Di qui, il rischio di compressione dei diritti civili e di “stress democratico”, di là il puro e semplice disprezzo per la vita umana. Il simbolo di questa asimmetria è stato tragicamente rappresentato, per lunghi anni, dagli IED (improvised explosive devices), le bombe che, collocate ai lati delle strade irachene ed azionate con telecomandi, hanno fatto strage di militari statunitensi e civili locali.

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La Fed si sveglia e abbassa le stime di crescita

di John Christian Falkenberg da Macromonitor 

La Federal Reserve ha ammesso l’impatto della crisi immobiliare e creditizia sull’economia reale, riducendo le proprie stime sulla crescita del PIL ad un livello persino più pessimistico di quello degli analisti delle banche d’affari. Dopo i risultati del settore dei trasporti, quelli finanziari e la situazione disperata sul mercato della liquidità, non si tratta di una grande sorpresa, ma semplicemente della rassegnazione di chi ha provato a fare il pompiere, ma non ce la può fare ancora a lungo.

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Epistemes in 11 minuti

Secondo contributo di Epistemes su 11 minuti, il portale delle opinioni fondato e diretto da Marco Taradash. Questa settimana, Piercamillo Falasca – partendo dall’articolo di Andrea Asoni sulla mafia e il Pil – se la prende con le cifre strampalate e le stime all’amatriciana di cui è zeppo questo paese, nella politica e sui media.