La truffa del Governo sul 5 per mille*

di Piercamillo Falasca, da L’Occidentale (*titolo della redazione de L’Occidentale)

Una settimana e mezzo fa una notizia apparentemente “buona”: con un emendamento alla Finanziaria, per l’anno 2008 è stato alzato da 100 a 380 milioni di euro il “tetto” previsto per i fondi del cinque per mille, quella quota dell’Irpef che i contribuenti possono destinare al sostegno di soggetti – enti, associazioni, fondazioni – che svolgono attività socialmente rilevanti, dalla ricerca al volontariato. La notizia sembra positiva (e in un’ottica di breve periodo lo è) ma è di quelle che lasciano l’amaro in bocca. Per capire perché, facciamo un passo indietro.

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Piu’ mercato per la spesa pubblica*

di Mario Seminerio © Libero Mercato

Nell’ambito del progetto di ristrutturazione della pubblica amministrazione francese, il presidente Sarkozy sta studiando in queste settimane il “modello svedese” e le sue peculiarità. Tra le quali spicca il ridotto numero di dipendenti della burocrazia statale: 4.600 persone in 13 ministeri. Quello dell’Agricoltura, ad esempio, ne conta 100, quello delle Finanze 500. Per un paese di 9 milioni di abitanti. Ciò è causato dal fatto che i ministeri, nel paese scandinavo, si limitano a fissare le grandi linee-guida. L’attuazione delle quali è affidata a 270 agenzie (le più importanti sono l’Agenzia delle Imposte e quella dell’Impiego), che occupano da alcune decine ad alcune migliaia di persone. Ogni anno l’agenzia riceve una “lettera di missione” ed una dotazione finanziaria che non può quasi mai superare. Ogni trimestre le loro direzioni rendono conto della propria attività al rispettivo ministro di riferimento, ed i loro conti sono regolarmente sottoposti a revisione e certificazione. Per il resto, i margini di manovra sono amplissimi. Il direttore generale di ogni agenzia è nominato con mandato di sei anni dal governo, mentre il personale è reclutato in autonomia dalle agenzie, con contratti di lavoro stipulati in regime privatistico e remunerazioni contrattate su base individuale. I dipendenti delle agenzie non beneficiano di alcuna garanzia sull’impiego, con l’eccezione dei giudici, che hanno uno status particolare.

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Le leggi dell’economia non usano il taxi

di Mario Seminerio © Libero Mercato

Giorni addietro abbiamo ricevuto una singolare email:

“Aumentando il numero dei taxi i prezzi devono per forza aumentare perché il tassista fa meno corse, e i tempi di attesa sono sempre gli stessi a causa del traffico. L’unico modo per abbassare i prezzi è quello di aumentare le corsie preferenziali in modo che il tassista può fare più corse. Ma questo ormai a Roma non è più possibile perché ci sono troppi taxi e l’unica cosa che si può fare è alzare i prezzi del tassametro in modo da riuscire a fare l’incasso con le poche corse che si riescono a fare.”

Questa email è altamente paradigmatica di una certa concezione dell’attività economica autonoma che esiste in Italia.

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Chavez non fermerà la sua “revolución”

di Mario Seminerio ©  Libero Mercato

Contrariamente agli entusiasmi con cui è stata accolta in Occidente da (quasi) tutti, la prima sconfitta del presidente venezuelano Hugo Chavez in una consultazione nazionale non sembra destinata a fermare la marcia dell’autocrate di Caracas verso la fatale socializzazione dell’economia venezuelana. Infatti, Chavez, può ancora contare sul controllo di tutti i 167 seggi del Congresso e dei 32 membri della Corte Suprema, oltre a disporre dei poteri esecutivi per governare a colpi di decreto almeno fino a luglio 2008. Con questi strumenti, egli potrà tentare di attuare almeno alcuni dei punti dell’agenda di “riforme” bocciate nella consultazione del 2 dicembre. Anche se la costituzione venezuelana impedisce al presidente di proporre gli stessi emendamenti per la seconda volta, Chavez potrebbe comunque far eleggere un’assemblea costituzionale, aggirando di fatto il divieto. Nel frattempo, le “riforme socialiste” vanno avanti.

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Osservatorio sui miti del riscaldamento globale/2: La teoria del freddo caldo

di Andrea Asoni e Piercamillo Falasca

Questo focus è liberamente scaricabile qui: epistemes_freddocaldo.pdf

Qualche giorno fa è iniziata a Bali la tredicesima conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Quasi diecimila delegati in rappresentanza di 190 governi si confronteranno fino al 14 dicembre per tracciare il percorso che porti ad un accordo che sostituisca – a partire dal 2012 – il Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni inquinanti.
Il 2 dicembre, intervenendo sul Washington Post, il segretario dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha scritto: “We have read the science. Global warming is real, and we are a prime cause. We have heard the warnings. Unless we act, now, we face serious consequences.

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Più libri a un prezzo più basso, parola di Harry Potter

Focus dell’IBL di Della Vedova e Falasca  In un paese in cui si legge poco, la miglior politica culturale è la liberalizzazione dei prezzi dei libri. Lo sostengono Benedetto Della Vedova e Piercamillo Falasca nell’ultimo Focus dell’Istituto Bruno Leoni, “Più libri a un prezzo più basso, parola di Harry Potter”. Commenta Carlo Stagnaro, direttore Energia e ambiente dell’IBL: “il Focus … Leggi tutto

Gli effetti della flat tax

di Antonio Mele

Su questo sito abbiamo più volte trattato i problemi fiscali del nostro Paese. Abnorme carico fiscale, eccessiva complessità del sistema, un numero di adempimenti da far invidia ad uno stato dittatoriale: abbiamo analizzato, speriamo in modo comprensibile, tutti questi argomenti.

Da varie parti si avanza come panacea di tutti i mali l’introduzione della flat tax: una tassa sul reddito proporzionale, compensata però da una soglia al di sotto della quale il reddito non verrebbe tassato, per preservare la progressività fiscale che la Costituzione ci impone.

In questo breve articolo vorrei soffermarmi sui pregi e i difetti di questa proposta, cercando di chiarire i seguenti punti: una riforma fiscale che si avvicini a realizzare una flat tax è una ottima riforma per il futuro del Paese; probabilmente una riforma del genere non è politicamente realizzabile; anche se fosse realizzabile, si presta a tutta una serie di possibili capovolgimenti che la potrebbero snaturare, a causa della probabilmente lunga transizione verso i benefici che porterebbe.

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Taxi e licenze

di Andrea Asoni e Mario Seminerio

Periodicamente i tassisti conquistano le prime pagine dei giornali italiani. La ragione del contendere è presto spiegata. Assistiamo allo scontro tra due opposte esigenze: la richiesta dei cittadini-consumatori in favore di un aumento del numero dei taxi (con diminuzione dei prezzi delle corse) e la difesa da parte dei tassisti della posizione di rendita acquisita, simboleggiata dal valore delle licenze.

Un influsso di nuove licenze comporta automaticamente una diminuzione del valore di quelle già concesse. La licenza altro non è che il valore scontato dei profitti futuri: un aumento del numero dei taxi in circolazione causerebbe quasi sicuramente una diminuzione, secondo meccanismi meglio illustrati in seguito, dei profitti del singolo tassista e dunque una diminuzione del valore della sua licenza.

Come misura di compromesso viene spesso proposta la concessione di una licenza aggiuntiva a chi già possiede il diritto di guidare un taxi; leggiamo tale proposta sul sito dell’onorevole Capezzone. In questo modo si ritiene di compensare il singolo tassista della perdita di valore causata dall’aumento delle licenze. Questa nota mostra come tale compensazione non necessariamente avviene.

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