E’ tutta colpa dell’Islam? 1/4

di Mauro Gilli

Lo scoppio del fenomeno del terrorismo suicida a livello internazionale da una parte, e la contemporanea crescita delle comunità musulmane immigrate in molti Paesi europei dall’altra hanno suscitato particolare interesse verso l’Islam. Una delle conseguenze di questa attenzione è che alla religione islamica sono è stata attribuita la responsabilità per molti dei problemi che affliggono i musulmani e le loro relazioni con il mondo esterno. La difficoltà degli immigrati musulmani ad integrarsi nelle società in cui si trasferiscono; l’adozione di metodi violenti come la pratica del terrorismo suicida; fino alla vera e propria situazione politica, sociale ed economica di molti Paesi Musulmani, secondo molti analisti e studiosi, sarebbero infatti direttamente riconducibili agli insegnamenti del Corano.

In una serie di articoli, di cui questo è il primo, si vuole affrontare e analizzare il ruolo dell’Islam nel mondo di oggi, di ieri e anche di domani. Il nostro obiettivo è quello di insinuare dei dubbi rispetto alle molte certezze che spesso vengono espresse, e che sembrano essersi affermate, almeno in alcuni segmenti dell’opinione pubblica. Questo primo articolo affronterà il tema delle condizioni politiche, sociali ed economiche dei Paesi musulmani e cercherà di capire “cosa è andato storto” nel loro processo di modernizzazione. Nei prossimi articoli ci occuperemo del rapporto che la religione islamica ha con la democrazia e con la guerra. Più precisamente, tenteremo di capire se l’Islam è incompatibile con la democrazia e se, allo stesso tempo, essa è davvero, come molti sostengono, una religione “sanguinaria”.

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Con la sinistra tedesca liberalizzazioni a rischio

di Mario Seminerio © Libero Mercato

Le recenti elezioni nel land tedesco dell’Assia, che include Francoforte, rischiano di avere importanti implicazioni di lungo periodo per l’intera politica tedesca, ma anche per gli investitori internazionali. Tentiamo di analizzarle.

In primo luogo, si deve prendere atto che ora la Germania è un sistema pentapartitico. L’estrema sinistra del Linkspartei, composta dagli ex-comunisti della Ddr a cui si è aggiunta da un paio d’anni la sinistra socialdemocratica di Oskar Lafontaine è uscita dalle catacombe ed è divenuta, anche all’Ovest, una forza partitica con radicamento apparentemente stabile (e crescente) nell’elettorato.

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Come funziona lo stimolo fiscale statunitense

di Mario Seminerio

Al termine del negoziato tra l’Amministrazione Bush e la Camera dei Rappresentanti, il pacchetto di stimolo fiscale a sostegno dell’economia statunitense è divenuto più inclusivo delle famiglie a reddito basso e medio-basso, ma non è stato mondato di alcune incongruenze di policy che finiranno col renderlo complessivamente meno efficace. Il pacchetto di compromesso ha ridotto a 3000 dollari la soglia di reddito tassabile (gli earnings) che farà scattare l’erogazione minima dei rebates fiscali, fissata in 300 dollari per i singles e 600 per le coppie, oltre a 300 dollari aggiuntivi per ogni figlio. Nella formulazione di Bush, ad esempio, una coppia sposata e con un figlio avrebbe iniziato a beneficiare del rimborso fiscale solo con un imponibile di 21.400 dollari. Come si può agevolmente constatare, si tratta di differenze non marginali.

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Mercato degli organi e diritti di proprietà

di Andrea Asoni

In questa nota si offre uno schema logico utile a comprendere le implicazioni economiche ed etiche del mercato degli organi. Dimostreremo come la distribuzione dei diritti di proprietà sugli organi (tema etico) e l’esistenza o meno di un mercato per tali organi ha fondamentali implicazioni sul benessere collettivo (tema economico). Inoltre discuteremo all’interno dello stesso schema anche la proposta di un sistema di donazione degli organi strutturato intorno al principio “si è dentro se non si decide di essere fuori” (opt-out), per evidenziarne i meccanismi economici ed etici che lo contraddistinguono. Una parte importante della conclusione riguarderà il fatto che, in questo caso specifico, anche analisi di efficienza economica non possono astrarre da considerazioni etiche.

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Gli slogan fiscali con le gambe corte

di Mario Seminerio © Libero Mercato

Giorni addietro Hillary Clinton, parlando delle linee-guida del proprio programma economico, ha lanciato quello che prima o poi potrebbe diventare uno degli hot topic della campagna elettorale presidenziale degli States:

“I problemi di oggi hanno meno a che fare con la dimensione della torta dell’economia che con il modo in cui tale torta è divisa”

Beati gli americani, vien fatto di dire. Noi italiani siamo direttamente passati alla fase della divisione delle briciole, avendo deciso di disinteressarci delle modalità con cui la torta potrebbe essere fatta crescere.

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Sarko? Un misto tra Bersani e Colbert

di Mario Seminerio © Libero Mercato

E’ stato finalmente reso pubblico il “rapporto Attali per la liberazione della crescita francese”. Si tratta di un documento complessivamente piuttosto modesto, che al solito incide al margine sulle rigidità sociali ed economiche transalpine, e dalla cui eventuale attuazione si produrrà scarso o nullo beneficio per una crescita che deve essere liberata perché presa in ostaggio da un modello di cultura politica ultracorporativa, peraltro largamente condiviso dalla maggioranza dei cittadini-elettori.

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Assicurazioni sanitarie, analisi economica e proposte campate per aria

di Antonio Mele

Il tema della sanità americana è al centro della campagna per le presidenziali 2008. Come tutti i temi che influiscono su un aspetto fondamentale della vita delle persone, anche questo è caratterizzato da accese discussioni e da visioni spesso diametralmente opposte. Lungi da me voler entrare in tale complicato dibattito: questo non vuole essere un lavoro di disamina del sistema assicurativo privato vigente negli Stati Uniti, né potrebbe esserlo a meno di voler scrivere un intero tomo d’enciclopedia; in questo breve articolo mi limiterò ad analizzare un aspetto del sistema assicurativo statunitense, quello del long-term care, e ad illustrare una proposta di John H. Cochrane, del 1995.

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Sull’aborto, la politica non dia i numeri

di Carmelo Palma*

Per i sostenitori della moratoria lo scandalo non è l’aborto, ma la maternità consapevole

Sono vere (nel senso empirico e non metafisico del termine) le “ragioni di fatto” che vanno sostenendo i promotori della moratoria sull’aborto, ad integrazione e complemento delle ragioni morali “non negoziabili”? Reggono al raffronto con i dati a cui chiunque può accedere via Internet, districandosi, senza alcuna pretesa di scientificità e completezza, in un oceano di stime, rilevazioni e “buchi”?

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