Alice nel paese di Eurolandia: il come e il perché della strategia della Bce

di Gaetano D’Adamo*

Tra il giugno 2006 e il giugno 2007, la Banca Centrale Europea è intervenuta diverse volte sui tassi d’interesse, aumentandoli gradualmente, e portandoli così dal 2,75% al 4%. Dall’ultimo intervento è passato un altro anno, nel corso del quale tre principali fattori di crisi hanno colpito l’economia mondiale: il rallentamento dell’economia americana e la crisi dei mutui subprime, propagatasi in parte anche nel vecchio continente; la crisi alimentare, che sta colpendo in maniera particolare i Paesi in Via di Sviluppo ma ha le sue ripercussioni un po’ ovunque, e l’inarrestabile ascesa del prezzo del petrolio, oramai nettamente sopra i 100 dollari al barile.

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I paesi emergenti hanno un debito col trucco

di Mario Seminerio – © Libero Mercato

Con buona pace degli ultimi giapponesi dell’easy money, quelli che continuano a invocare tagli ai tassi d’interesse della Banca Centrale Europea, il mondo sta lentamente ma inesorabilmente prendendo coscienza della nuova era inflazionistica che stiamo vivendo. Con tutti i rischi che ciò implica. Abbiamo già segnalato il fatto che oggi i tassi reali d’interesse di mercato monetario sono negativi: ciò rappresenta un forte stimolo a consumi ed investimenti finanziati a credito (dove il credito esiste ancora, s’intende). Ma vi sono aree del pianeta, segnatamente le economie emergenti (o emerse) esportatrici di materie prime, che hanno le proprie valute agganciate in modo totale o parziale al dollaro statunitense, che sono entrate in un pericoloso circolo vizioso.

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Ma l’originalismo serve al federalismo

di Mario Seminerio

L’articolo di Giovanni Boggero sull’originalismo di Robert Bork ed il rischio di una “dittatura delle corti” implicato da interpretazioni eccessivamente estensive delle norme di legge rappresenta un interessante spunto di riflessione. Pubblichiamo di seguito parte di un nostro articolo di tre anni fa che evidenzia come l’interpretazione originalista della costituzione americana rappresenti in realtà un approccio libertario e funzionale a preservare il federalismo statunitense.

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Perchè la Germania non vuole un 5+2

di Andrea Gilli

Nel corso della giornata di oggi, le aspirazioni internazionali del nostro Paese hanno subito una doccia fredda. Con un secco e quasi anonimo comunicato, il ministero degli Esteri tedesco ha affermato di non favorire il nostro ingresso all’interno del gruppo di dialogo con l’Iran formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania. In questo breve articolo cerchiamo di capire brevemente le ragioni di questa mossa. Il nostro intento è mostrare quanto sia le previsioni naif (quelle secondo le quali con Angela Merkel la Germania sarebbe diventata molto meglio disposta verso l’Italia, sia per via del comune sentire atlantico che per il comune colore politico dei governi di Roma e di Berlino) che quelle costruttiviste (quelle per cui la costruzione della realtà sociale avrebbe oramai plasmato irrimediabilmente il panorama internazionale in una direzione di armonia e pace) siano, in sostanza, errate e non confermate.

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Il rischio della dittatura delle corti

di Giovanni Boggero*

In un suo recente intervento tenuto presso l’Istituto Bruno Leoni, Serena Sileoni, giovane costituzionalista e fellow del medesimo think tank, discute le tesi di Robert Bork, autorevole giurista americano la cui nomina a membro della Corte suprema da parte di Ronald Reagan fu bocciata dal Senato a seguito di una furiosa campagna di stampa che ne contestava le posizioni eccessivamente conservatrici. Bork sosteneva infatti la necessità da parte del giudice di un approccio “originalista” alla Costituzione, tale per cui di questa fosse sempre colto il senso letterale. Qualora vi fossero stati dei dubbi, i giudici avrebbero dovuto prediligere il riferimento ai lavori della Costituente o al dibattito tra i Padri fondatori. Nessuna creazione volta all’adattamento del testo ai tempi era da lui considerata ammissibile o lecita.

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Il puzzle libanese costringe Siria e Israele al dialogo – su Ideazione.com

di Andrea Gilli Nelle ultime settimane i colloqui tra Damasco e Gerusalemme sono diventati di dominio pubblico. Interrotti dopo la rivelazione del bombardamento del sito nucleare siriano da parte israeliana, essi hanno ripreso il loro corso nei giorni passati, in concomitanza con l’apparente soluzione trovata a Doha per il caos libanese. Poiché se questo dialogo dovesse portare alla pace, gli … Leggi tutto

Patents are the wrong target

di Benedetto Della Vedova* – pubblicato sull’International Herald Tribune di mercoledì 28 maggio 2008

When the World Health Assembly met in Geneva last week, scores of nongovernmental organizations descended on the city to lobby for a new cause in global health care: eliminating the patent system.

Faced with the knowledge that 30 percent of the world lacks access to life-saving medicine, advocates like Doctors Without Borders and Oxfam have marshaled their forces to convince members of the World Health Organization to scrap the patent system. They believe their efforts will increase access to vital pharmaceuticals in the third world. However, while no one would question the motives of these groups, if they are successful they will endanger the lives of the very people they are trying to help.

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La recessione globale non sarà così breve

di Mario Seminerio – © Libero Mercato

A giudizio di alcuni economisti l’attuale congiuntura economica mondiale non assomiglierebbe agli Anni 30 del secolo scorso, quanto piuttosto ai Settanta, cioè un contesto dove la pressione inflazionistica determina il rallentamento globale e la riduzione del prodotto potenziale. Come negli anni Settanta, infatti, oggi ci troviamo con tassi d’interesse reali di mercato monetario in media negativi, e ciò alimenta una serie di bolle speculative. Secondo un’analisi dell’economista Joachim Fels, di Morgan Stanley, il tasso d’inflazione medio globale ponderato si situa oggi al 5,4 per cento, a fronte di tassi di mercato monetario del 4,3 per cento.

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