Il nostro spread di credibilità resta alto

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

Inutile sprecare tempo in reazioni di sdegno patriottico sui sorrisi scambiati tra Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso in conferenza stampa al vertice di Bruxelles. La reazione ha fatto seguito alla domanda di un giornalista italiano sulla volontà di Renzi di combattere l’euroscetticismo aumentando il potere d’acquisto delle famiglie e facendolo, all’occorrenza, anche in deficit. Difficile quindi attendersi reazione differente dall’ortodosso richiamo all’applicazione delle regole.

Pertanto è forse eccessivo fare paragoni con la gag di Merkel e Sarkozy verso Berlusconi. Quello che è tuttavia certo è che Renzi dovrà faticare, e molto, per vincere la diffidenza ormai consolidata verso il nostro paese, che troppo spesso ha mandato sulla scena europea figure di teatranti che tentavano di vendere il Colosseo o di entusiasti europeisti di maniera, anche a costo di sconfinare nell’autolesionismo.

Allo stato, l’Italia non appare in grado di sviluppare alleanze europee, perché in condizione peculiare nel percorso di correzione dei conti pubblici (non più in procedura di deficit eccessivo ma comunque con squilibrio macroeconomico eccessivo), e resta comunque sorvegliata speciale per il suo potenziale destabilizzante. Nuotiamo controcorrente, e la nostra storica inaffidabilità potrebbe richiedere una forma di “tutela” esterna sotto forma di contratto bilaterale vincolante, per ottenere l’allentamento delle regole. La nostra credibilità è lo spread che non si è ancora ristretto.

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