di Andrea Gilli e Mauro Gilli
In un articolo per la rivista accademica International Security, abbiamo studiato I limiti dello spionaggio industriale, del “reverse engineering” e dell’imitazione più in generale nel campo militare. Questo tema è particolarmente importante alla luce della crescita economica e militare cinese, e del tentativo continuo da parte di Pechino di usare qualsiasi sotterfugio per agganciare gli Stati Uniti per quanto riguarda la tecnologia militare.
L’articolo “Why China Has Not Caught Up Yet: Military-Technological Superiority and the Limits of Imitation, Reverse Engineering and Cyber Espionage,” si colloca all’interno di tre dibattiti diversi ma ugualmente importanti.
In primo luogo, nella National Defense Strategy dello scorso anno, l’amministrazione Trump ha sanzionato come il terrorismo non sia più una priorità per gli Stati Uniti, in quanto la competizione tra Grandi Potenze è tornata alla ribalta (“Inter-state strategic competition, not terrorism, is now the primary concern in U.S. national security“). Questa decisione non è altro che la presa di coscienza, da parte degli Stati Uniti, di un cambiamento geopolitico in atto: la Cina, che per anni ha promosso la visione della “crescita pacifica“, a partire dal 2012 ha perseguito una politica estera e di difesa sempre più ambiziosa e aggressiva.
In secondo luogo, la crescita militare cinese va guardata nel contesto della sua politica industriale di “comprare, costruire, o rubare.” Quest’ultima strategia, in particolare, ha creato molta apprensione negli Stati Uniti, sia per i suoi aspetti commerciali che, ovviamente, per quelli militari. La Cina ha rubato più di 50 terabyte di informazioni tecniche su tecnologia stealth (quella che permette agli aerei di ridurre il rischio di essere individuato dai radar nemici), motori aerei per viaggio supersonico, radar, sistemi di bordo ed elettronica di combattimento. A ciò si aggiunge lo spionaggio industriale “vecchia maniera”, che è consistito nel reclutare ingegneri che lavoravano presso aziende e centri di ricerca occidentali, come Rolls-Royce e Pratt & Whitney, la base americana di aviazione Wright-Patterson, nel procacciare il caccia stealth F-117 caduto in Serbia nel 1999, e molti altri sotterfugi simili.
In terzo luogo, la crescita militare cinese è particolarmente interessante alla luce della letteratura in relazioni internazionali, che, prendendo spunto dagli scritti di Alexander Gerschenkron e più in generale da quelli sulla convergenza condizionale, in larga parte accetta acriticamente l’ipotesi che e paesi meno avanzati e le potenze emergenti possano eguagliare i paesi militarmente più forti grazie alla diffusione della tecnologia, alla globalizzazione, e ai mezzi di comunicazione moderni (1, 2, 3, 4, 5).
Prendendo spunto dalla letteratura in storia economica, storia d’impresa, storia della tecnologia, economia dell’innovazione, sociologia dell’innovazione e management, nel nostro articolo mettiamo in dubbio l’ipotesi quasi universalmente accettata dagli studiosi di relazioni internazionali. Sosteniamo infatti che copiare i sistemi d’arma moderni non solo sia estremamente difficile, ma sia anche diventato molto più difficile nel corso degli ultimi 150 anni, nonostante i mezzi di comunicazione moderni e la globalizzazione economica.
Nella parte empirica dell’articolo, facciamo una comparazione tra l’imitazione della HMS Dreadnought da parte della Germania Guglielmina e l’imitazione del caccia di quinta generazione americano F-22 Raptor da parte della Cina. L’articolo è liberamente accessibile qui. Abbiamo scritto anche due riassunti, uno per il politecnico di Zurigo, disponibile qui e uno per il Washington Post qui. La rivista The Diplomat ci ha intervistati, sollevando domande che ci hanno permesso di affrontare punti che avevamo tralasciato o toccato solo superficialmente nell’articolo (come il ruolo del 3D printing). Sempre la rivista The Diplomat ha dedicato altri 3 articoli al nostro articolo, discutendo ulteriori aspetti che avevamo toccato, come il ruolo della Third Offset Strategy e la Trappola di Tucidide (1, 2 e 3).
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