di Andrea Gilli
Ieri, EADS e BAe Systems, le due più grosse aziende europee nel comparto aerospazio e difesa hanno annunciato che il loro progetto di fusione è irrimediabilmente messo da parte.
di Andrea Gilli
Ieri, EADS e BAe Systems, le due più grosse aziende europee nel comparto aerospazio e difesa hanno annunciato che il loro progetto di fusione è irrimediabilmente messo da parte.
di Mario Seminerio – Libertiamo
Lo scorso 28 settembre, durante l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha presentato la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (Financial Transaction Tax, FTT), destinata ad entrare in vigore dal 2014 e basata sull’aliquota dello 0,1 per cento per transazioni in azioni ed obbligazioni, e dello 0,01 per cento per operazioni in derivati (che si basano su controvalori nozionali mediamente molto elevati). La proposta prevede che siano assoggettati ad imposizione tutti i soggetti residenti nell’Unione europea.
di Mario Seminerio – Il Tempo
La manovra finanziaria per il 2013, annunciata giovedì dal governo Rajoy, rappresenta l’ennesimo tentativo di chiudere buchi di bilancio che l’implosione dell’economia spagnola e le prescrizioni ad essa imposte dall’Unione europea e dalla Germania hanno finora scavato senza requie. Un dato rappresenta la misura della fatica di Sisifo del governo e soprattutto dei cittadini spagnoli: nel 2013 è previsto un taglio delle spese dei ministeri dell’8,9 per cento, pari a oltre 3,8 miliardi di euro, per concorrere a portare il rapporto deficit-Pil ad un ancora pesante 3,8 per cento a fine 2013. Questi sforzi di contenimento di spesa, peraltro già frustrati in passato, verranno travolti dall’aumento della spesa per interessi, prevista in crescita di un terzo, cioè di 9,7 miliardi di euro, a causa delle forti tensioni sul costo del debito sovrano spagnolo. E, per colmare la differenza, tante nuove tasse, l’Iva su tutte.
di Andrea Gilli
L’anniversario dell’11 settembre quest’anno è stato particolarmente drammatico. Al ricordo, ancora commosso, che però pian piano perde il suo lato umano per diventare ricorrenza istituzionale, si è aggiunto l’attacco all’ambasciata USA al Cairo e poi l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia. L’intrecciarsi dei due eventi, la ricorrenza e la nuova realtà, solleva degli importanti interrogativi a cui in un modo o nell’altro bisogna dare risposte.
di Mario Seminerio – Libertiamo
George Soros, miliardario filantropo e già benemerito speculatore (in quanto la sua azione mise a nudo, un ventennio addietro, le incoerenze del sistema monetario europeo), ha rivolto un appello al governo tedesco: abbandonare la politica deflazionistica fin qui seguita e mettersi alla guida dell’Eurozona da “egemone benevolente”, oppure abbandonare la moneta unica. Perseguire l’attuale corso di azione, secondo Soros, non farebbe altro che scavare solchi profondi tra debitori e creditori, fino al probabile collasso finale.
di Mario Seminerio – Il Tempo
Il consiglio dei ministri fiume di venerdì 24 agosto (oltre otto ore) pare non aver prodotto effetti tangibili, sul piano delle decisioni operative. Probabilmente si è trattato di un momento di puntualizzazione di metodo, per i prossimi interventi. Oppure è stata l’ennesima presa di coscienza che la mancanza di risorse impedisce interventi efficaci. Come che sia, la responsabilità di questa situazione di stallo non può essere imputata all’attuale esecutivo, per evidenti motivi. Piuttosto, la profondità della crisi e la continua contrazione del Pil costringono il governo ad inseguimenti che vengono frustrati dalla realtà o che, nei fatti, rischiano di trasformarsi in aumento della pressione fiscale anche al di là delle migliori intenzioni dell’esecutivo. Vediamo un esempio eclatante, ma non l’unico.
di Mario Seminerio
Mentre attendiamo con ansia il mese di settembre per capire che faranno i tedeschi di Draghi, anche se il vigore dialettico sta rapidamente salendo a livelli di insulti di stampo italiano, può essere utile ricordare che nel mondo, oltre all’Eurozona, ci sono altre due grandi aree di potenziale crisi. Queste aree sono Stati Uniti e Cina.