Agenda Monti, il lungo e difficile percorso verso la realtà

di Mario Seminerio – Libertiamo

Dopo mesi passati a discutere di una non meglio specificata “agenda Monti” vista soprattutto come luogo dello spirito, topos di posizionamento politico ma anche coperta di Linus che ricorda molto, nel marketing politico, la stessa opera di levigazione e consunzione del termine “liberale” che è stata fatta in questo paese negli ultimi vent’anni, abbiamo finalmente qualcosa che appare come un documento programmatico anche se si tratta, per ammissione del suo ispiratore, di un “primo contributo ad una riflessione aperta”. Per questo motivo gli assi portanti del documento appaiono al contempo generici ma anche stimolo di ulteriori riflessioni, analisi e critiche. Senza pretesa alcuna di esaustività, quindi, alcune considerazioni su ciò che di questo programma colpisce maggiormente.

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Andrea Gilli – Paper sul futuro dell’industria europea della difesa

di Redazione Andrea Gilli ha pubblicato per lo European Union Institute of Security Studies di Parigi un paper, After austerity: futures for Europe’s defence industry, sul possibile futuro dell’industria europea della difesa. Il paper discute i possibili scenari per il futuro dell’industria europea della difesa alla luce dell’attuale fase di austerity. La breve ricerca sottolinea che se ulteriore consolidamento nel settore … Leggi tutto

Come usare la ricetta di Obama per cucinare un bluff all’italiana

di Mario Seminerio – Il Tempo

Dopo la rielezione di Barack Obama ed il discorso in cui il presidente degli Stati Uniti ha lanciato il guanto di sfida ai Repubblicani, sostenendo la necessità di aumentare le imposte ai contribuenti più agiati (che negli Usa sarebbero quelli che guadagnano più di 200.000 dollari annui se single, e più di 250.000 se coppia, prendete nota di questi ordini di grandezza), l’Italia della politica sembra improvvisamente percorsa da una strana eccitazione, peraltro ricorrente: far pagare “i ricchi”, in modo esemplare, fino a “farli piangere”, antico topos nella storia di questo disgraziato paese, affetto da amnesie croniche.

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La cura letale

Dal 31 ottobre, in cartaceo ed ebook In parole chiare: è stata scelta la medicina sbagliata. In parole ancora più chiare: ci hanno chiesto grossi sacrifici, che rischiano di non servire a nulla. L’economia italiana rischia il collasso e attingere a piene mani dalle tasche dei cittadini non è certo la soluzione per uscire dalla crisi. L’ennesima stagione del “rigore”, … Leggi tutto

Di navi, cavalli e baionette

di Andrea Gilli

Il terzo dibattito presidenziale di lunedì scorso non verrà ricordato per aver spostato dei voti ma, più verosimilmente, per alcune battute ben assestate, soprattutto dall’attuale presidente degli Stati Uniti, Barack H. Obama.

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Solo le riforme vincono la crisi

di Mario Seminerio – Il Tempo

Ma questa crisi è davvero all’epilogo? Lo ha segnalato (non per la prima volta) anche il premier Mario Monti, dopo che lo spread si è ridotto e pare aver imboccato con decisione un trend discendente, che già porta gli osservatori a vaticinare la rottura al ribasso della “quota 300”. Che di per sé non significa nulla se non che il nostro Btp decennale rende ancora lo sproposito di tre punti percentuali più del Bund tedesco, ma in circostanze come questa si tende a tirar fuori l’immancabile ed inesistente “soglia psicologica” per celebrare l’evento. Ma cosa è realmente cambiato, nello scenario europeo e globale? Molto e poco, al contempo.

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“And the winner is…The European Union”

di Mauro Gilli

Con un po’ di ritardo intervengo sul Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea. Ne hanno scritto in molti, quindi eviterò di riproporre considerazioni già presentate altrove. Il premio Nobel Per la Pace viene generalmente attribuito sulla base di una di queste tre considerazioni: un riconoscimento per gli sforzi e l’impegno dimostrati (ad esempio il Premio Nobel assegnato agli attivisti per i diritti umani come Aung San Suu Kyi e Liu Xiaobo), un riconoscimento per il raggiungimento di un importante risultato (ad esempio il premio a Yassir Arafat, Shimon Peres e Yitzhak Rabin per aver raggiunto gli accordi di Oslo), oppure per spingere due parti in conflitto verso la pace (il premio a Henry Kissinger e Lu Duc Tho nel 1973).

Il premio all’Unione Europea, almeno stando al comunicato del comitato, rientrerebbe nella seconda categoria in quanto giustificato dal contributo che le istituzioni europee avrebbero dato per “più di sei decenni… alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa.”

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Austerity, impegni internazionali e natura dei rapporti tra stati

di Andrea Gilli

I rapporti fra nazioni possono essere intesi fondamentalmente in due modi. Da una parte c’è la visione comunitaria, per cui a livello internazionale ogni entità politica si preoccupa principalmente dei suoi membri. L’egoismo di ogni tale entità genera a sua volta un sistema anarchico in cui l’insicurezza la fa da padrone. Dall’altra parte, c’è la visione cosmopolita. Stando a questa interpretazione, il mondo è un’unica sola comunità che condivide gli stessi valori e gli stessi obiettivi. Pertanto, anche se il panorama internazionale è diviso tra gruppi separati (gli Stati-nazione), è possibile trovare una sintesi dei vari interessi e favorire il progresso umano tramite la cooperazione tra Paesi.

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