di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano
Dal prossimo 10 gennaio l’invio di una raccomandata per l’Italia, fino a 20 grammi di peso, aumenterà da 4,50 a 5 euro. Aumenteranno anche le tariffe per atti giudiziari, di cui Poste manterrà l’esclusiva sino al prossimo 10 giugno: per invii fino a 20 grammi si passerà da 6,60 a 6,80 euro. Pare dunque esservi una singolare inflazione, nei servizi postali italiani, anche se fortunatamente l’equivalente online dei servizi di recapito di corrispondenza costa meno rispetto a quello tradizionale. Circostanza per nulla scontata in un paese come il nostro, dove la tecnologia porta con sé strani sovrapprezzi.
La spiegazione di questa strana inflazione pare rinvenibile nell’inesorabile calo dei volumi causato dall’avvento dell’online. Ma Poste agisce alacremente con la leva del marketing, oltre che con l’aiutino pubblico nella revisione delle tariffe, per recuperare l’erosione di fatturato “tradizionale”. Poiché la raccomandata è parte del servizio universale, ecco che si segmenta l’offerta con la versione “premium” della medesima. Per poter fare ciò, occorre “degradare” la performance della versione base del servizio a livelli da terzo mondo, però.
Ed infatti, la raccomandata “normale” prevede “consegna in 4-6 giorni, oltre a quello di spedizione”, il che pare uno scherzo di dubbio gusto. Se volete tempi occidentali di recapito, dovete entrare nel rutilante regno del marketing. Ad esempio, ricorrendo a “Posta Raccomandata 1”, che prevede consegna il giorno successivo a quello di spedizione, al modico prezzo di 6,05 euro per il primo scaglione di peso, sino a 100 grammi. Fa circa il 35% di maggiorazione rispetto al costo del servizio di base, a tariffe correnti.
Se invece volete l’avviso di ricevimento, oggi la versione base vi costa 95 centesimi in più, 5,45 euro, ed ha sempre gli stessi tempi biblici di recapito. Se cercate più sprint ed un nome di prodotto altrettanto scattante, potete usare la “Posta Raccomandata 1 con Prova di Consegna”, con tutte le maiuscole al posto giusto, che arriva in circa il 95% dei casi entro il giorno successivo all’accettazione e costa 9,08 euro nel primo scaglione di peso, cioè il 67% in più, ma volete mettere la velocità quasi futurista? Stesse tecniche di segmentazione sono usate da tempo anche per la corrispondenza ordinaria.
Del resto, in un gruppo che ormai trae l’80% del proprio fatturato dalla bancassicurazione, il recapito tradizionale tende ad essere una costosa seccatura. Poi, sappiamo che l’Italia è paese di forte cultura digitale, come testimoniano i pensionati che chiamano i carabinieri quando vedono gente che passa loro davanti all’ufficio postale grazie all’utilizzo di un’app. A Caio serve quindi grande managerialità ed altrettanto marketing per proteggere fatturato e utili anche nel recapito a minore marginalità, e poter mantenere preziose risorse da investire con “visione”. Ad esempio, in Alitalia ed Atlante. Per “fare sistema” servono utenti da tosare, da sempre. Attendendo una tassa sulla Pec.
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