Banche, la schizofrenia che minaccia i vostri risparmi

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

Il tentativo del governo italiano di invocare uno shock sistemico (la Brexit) per avere una sospensione o un ammorbidimento delle norme europee sulla risoluzione delle banche in dissesto ha prodotto solo la concessione ordinaria di garanzie di liquidità per 150 miliardi di euro per banche solvibili, peraltro di problematica attivazione. Il tentativo di giungere all’autorizzazione di ricapitalizzazioni pubbliche delle banche ed alla sospensione del bail-in è naufragato malamente, non solo e non tanto per l’ennesimo veto tedesco quanto per l’assenza di sponde europee. Il risultato pratico rischia di essere una sorta di autodenuncia dei nodi irrisolti del sistema bancario italiano.

Del resto, dopo che fonti autorevolissime, come la stessa Banca d’Italia, hanno sostenuto per mesi che il problema delle sofferenze bancarie italiane è artificiosamente gonfiato, visto che esisterebbe addirittura una sovrabbondante copertura delle medesime da parte delle garanzie, un simile goffo tentativo “diplomatico” non poteva ricevere grandi accoglienze in sede europea ma al limite confermare la nostra non elevata reputazione di credibilità. A poco è servita la replica, stizzita e stucchevole, di Matteo Renzi ad Angela Merkel, sulla deroga alle regole europee di deficit che la Germania si prese nell’ormai remoto 2003. Il governo Berlusconi dell’epoca, con Tremonti al timone dell’economia, fu in realtà ben lieto di poter a sua volta sforare i parametri perché, come noto, quando c’è da fare “flessibilità”, cioè deficit, i governi italiani tendono a non tirarsi indietro.

La vulnerabilità delle banche italiane non risiede solo nella presenza di uno stock di sofferenze abnorme, per incidenza sul totale di impieghi e capitale, ma anche nei tassi d’interesse molto bassi (ovviamente come nel resto d’Europa) che minano la redditività e nella congiuntura domestica molto fragile, col rischio che gli elevati stock di prestiti incagliati si trasformino a loro volta in sofferenze anziché tornare in bonis come invece ci si aspetterebbe durante una ripresa. Né ha aiutato a spegnere il riflettore di sospetto acceso dai mercati sull’Italia il fatto di avere avuto Unicredit, l’unica nostra banca globalmente sistemica, a lungo bloccata sulla scelta del nuovo capo azienda, con l’ombra di un aumento di capitale potenzialmente molto corposo, che farà saltare equilibri di potere tutti italiani. L’Italia, con la Francia, sta tentando da tempo senza successo di ridurre le passività bancarie sacrificabili in caso di bail-in, ponendo l’8% del passivo come massimo e non come minimo, prima dell’intervento pubblico.

Nella schizofrenia di quotidiani voti di sfiducia da parte dei mercati ma piani industriali bancari che prevedono cocciutamente robuste distribuzioni di dividendi, è consigliabile essere consapevoli che non vi è certezza che tutti gli obbligazionisti delle nostre banche riporteranno a casa il capitale. Ma per il paese potrebbe essere il male minore.


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