di Andrea Gilli
Nel suo articolo “Wall Street: L’Italia è moribonda.” (13 Giugno), Antonio Larizza sostiene, come da sottotitolo, che “gli USA temono gli Stati Uniti d’Europa”. Guardando ad alcuni dati come Pil complessivo, debito pubblico e crescita economica, Larizza trae una conclusione molto discutibile: un’Unione Europea unita politicamente rappresenterebbe una minaccia per gli Stati Uniti. Ciò spiegherebbe il presunto attacco che l’Unione Europea starebbe subendo.
Tralasciando che tesi di questo genere andrebbero sostenute con fatti circostanziati (documenti, legame tra la finanza americana e gli attacchi speculativi, etc.), l’articolo mi ha sorpreso per tre motivi. Il primo è che questo dibattito è vecchio almeno di dieci anni ed è oramai sorpassato. Se ancora nei primi anni 2000, gli USA effettivamente temevano l’unione politica europea, a partire dal secondo mandato di George W. Bush, questi timori sono svaniti. Tant’è che, gli Stati Uniti attualmente sono concentrati sulla Cina, non certo sull’Europa.
La seconda ragione è che i dati riportati da Larizza sono parziali. Larizza cerca di dimostrare che unita l’Europa godrebbe di una posizione finanziaria ed economica migliore degli Stati Uniti. Peccato che la sua fotografia sia incompleta. Il debito pubblico americano è esploso solo negli ultimi anni, mentre quello Europeo è storicamente stato più alto. Nel 2000, il debito pubblico americano era circa il 60% del Pil. Quello italiano era di poco inferiore a quello attuale (circa 110% contro 120%). Lo stesso vale per la crescita economica che, a partire dal 1973, è sempre stata superiore negli USA rispetto all’Europa, e il divario è poi cresciuto ulteriormente dopo la fine della Guerra Fredda. Senza considerare poi altri dati quali età media della popolazione, tasso di natalità, produttività del lavoro, etc.: in tutti questi ambiti la situazione americana è nettamente migliore di quella europea.
La terza ragione è che, nell’età post-industriale, i dati a cui bisogna guardare per comparare USA ed Europa sono comunque altri. Precisamente: spesa in ricerca e sviluppo, produttività della ricerca scientifica, numero di start-up, tasso di innovazione, etc. Se usiamo questa prospettiva, la realtà è semplice: il divario tra Stati Uniti ed Europa è devastante (si veda Michael Beckely, “China’s Century? Why America’s Edge Will Endure,” International Security, 2012).
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