La Francia dopo Sarkozy e la sua politica estera

di Andrea Gilli

Quando Nicolas Sarkozy venne eletto, cinque anni fa, scrissi su Epistemes che tutto l’entusiasmo per la sua presidenza era spropositato. In quell’articolo sostenevo che la politica estera di un Paese è fatta di tre elementi: il corpo sociale (popolazione, cultura, identità), posizione geografica (l’Europa), e la natura del sistema internazionale. Poichè questi cambiano molto lentamente, prevedevo limitati cambiamenti nella politica estera francese.

Cinque anni dopo, è chiaro che Sarkozy ha sì cambiato la politica estera francese, ma questi cambiamenti sono appunto stati ben più limitati di quanto in molti si attendessero.

Cosa attendersi, dunque, da Hollande? Suggerirei, anche in questo caso, una certa cautela: la Francia rimane fatta di francesi, rimane ancorata all’Europa e rimane all’interno di un sistema internazionale anarchico e dominato dagli Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’economia, Hollande ha anticipato la volontà di adottare una politica economica molto radicale a casa e di chiedere una completo ripensamento della politica economica europea. Nel primo caso credo che valga l’esempio di Mitterand: salito al potere nel 1981, questi prima lanciò un vasto piano di nazionalizzazioni. Dopo che questo fallì miseramente (a chi non ha memoria storica, l’81 era anche l’anno di Reagan), Mitterand fu costretto a promuovere l’integrazione europea per evitare il fallimento del suo Paese. Se Hollande vorrà davvero spingersi dove ha promesso (dubito), è facile pensare che questo scenario si ripeta. La differenza sta nell’esito finale: l’Europa oggi è sull’orlo del precipizio e non sono sicuro potrebbe reggere l’impatto dell’alchimia economica che Hollande ha proposto su certe questioni. E’ dunque facile pensare che molte delle promesse elettorali rimangano, appunto, promesse.

Per quanto riguarda l’Europa e la sua politica economica, Hollande può anche essere intenzionato a cambiare il quadro economico europeo, il problema è che in Europa non si decide da soli: non solo dovrà dialogare con la Germania, ma le sue proposte dovranno anche tenere conto dei mercati finanziari e della politica monetaria europea. Chi crede che si arrivi all’abbandono dell’austerità e che l’Europa lanci vaste politiche di spesa rimarrà, probabilmente, deluso anche in questo caso. Ci saranno dei mini-compromessi, ma se Sarkozy, come dicevo cinque anni fa, non bastava per cambiare la Francia, così Hollande e le sue promesse non sono sufficienti per cambiare l’Europa e la sua governance.

Qualcuno potrebbe pensare che Hollande promuoverà un’ulteriore integrazione europea. E’ possibile. E’ anche probabile che Hollande annoveri questo tra i suoi piani. La questione, però, non è tanto sul volere ma sul potere: con la crescita di estremismi di destra e di sinistra sia in Francia che negli altri Paesi europei, un tale progetto richiederebbe sforzi enormi, rischierebbe di produrre risultati modesti e sarebbe poi verosimilmente cassato da un referendum nazionale.

La strada più semplice per promuovere ulteriore integrazione europea sarebbe quella del completamento del mercato unico europeo: i servizi. Al di là delle resistenze ideologiche della base elettorale di Hollande, è facile pensare anche ad enormi resistenze da parte degli interessi costituiti. Anche in questo caso: Hollande rimane un Presidente ed è difficile pensare che questi possa dove tutti gli altri hanno finora fallito.

L’ultima questione riguarda la difesa francese e il suo rapporto con NATO ed Europa.  Alcune idee ventilate in campagna elettorale andranno presto a far parte della storia: per esempio, l’idea di ripensare il ritorno nel comando militare NATO. E’ possibile, però, che Hollande voglia spingere nuovamente l’integrazione militare europea. Non illudiamoci, però. Anche Chirac la pensava così. Poi l’idea fu talmente fallimentare che si è arrivati all’accordo Franco-Britannico di due anni fa. Accordo – è importante sottolineare – che fu inizialmente concepito proprio sotto Chirac. Detto in altri termini, l’Europa della Difesa non esiste senza la NATO (Libia docet) e i Paesi europei non riescono a cooperare decentemente in materia di difesa. Hollande può coltivare molte speranze anche in questo campo. Ma chi ha grandi attese, si prepari ad essere deluso.

PS: due interessanti articoli qui: RUSI e Der Spiegel.


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