di Mario Seminerio – Il Tempo
I drammatici avvenimenti di ieri sui mercati segnano il punto di massimo (purtroppo solo pro-tempore) della crisi di credibilità e degli errori di costruzione della Ue della sua area valutaria comune. Il venir meno, da alcuni giorni, della liquidità sui nostri titoli di stato, ha determinato che anche esigui volumi di vendita finissero con l’alimentare un circolo vizioso fatto di aumenti dei rendimenti che chiamano sfiducia, che a sua volta innesca nuove correnti di vendita.
Il tutto nell’equivoco permanente ed istituzionalizzato di una banca centrale europea che ha come funzione unica quella della stabilità monetaria (che è certamente finalità commendevole), ma che ha finito col trascurare, nei fatti se non negli enunciati di principio, la fondamentale funzione di stabilità del proprio sistema di intermediazione finanziaria, e che non può porsi come prestatore di ultima istanza, neppure nei casi di paesi solvibili come l’Italia.
La situazione è precipitata di fatto dopo gli ultimi stress test, decisi in fretta e furia dalla European Banking Authority, che hanno fotografato le posizioni in titoli di stato detenute dalle banche, valorizzate a prezzi di mercato allo scorso 30 settembre. Si è deciso che tali valorizzazioni dovessero investire anche i banking book, cioè le posizioni immobilizzate che le banche tengono fino a scadenza, e che per convenzione contabile internazionale vengono valorizzate a costo storico. Questa prassi, che nelle precedenti edizioni degli stress test aveva consentito a molte banche di ottenere un profilo di rischiosità inferiore a quello effettivo, è stata così rovesciata, e le banche più penalizzate sono state quelle italiane. Quello che è incredibile, è che questi stress test hanno ignorato i titoli strutturati che vengono prezzati secondo modelli complessi e spesso scarsamente realistici.
Dal momento in cui gli esiti degli ultimi stress test sono stati resi noti, sulle banche italiane si è concentrata una tremenda pressione. I mercati sanno che gli azionisti potrebbero avere problemi a trovare i soldi per ricapitalizzare, e che le condizioni della finanza pubblica del nostro paese impediscono di fatto salvataggi con denaro pubblico. La sfiducia indotta dall’irresolutezza con la quale il nostro esecutivo ha di fatto rinviato l’adozione di misure di risanamento strutturali ha causato continue correnti di vendita, in una spirale simile a quella che ha colpito gli altri paesi dell’Eurozona finiti in assistenza internazionale.
Il colpo di grazia è venuto ieri mattina, quando la principale cassa di compensazione europea ha deciso (anche qui secondo un copione già visto in passato per altri paesi) di aumentare i depositi di garanzia a carico delle banche che devono finanziare a breve termine le proprie posizioni in titoli di stato. Una penalizzazione che ha ulteriormente spinto le liquidazioni di nostri titoli di stato. Tutto come da copione, purtroppo.
Col senno di poi, se le iniziali decisioni della European Banking Authority (che non è una entità che opera in un vacuum ma è sottoposta a condizionamenti politico-finanziari che tipicamente operano su base nazionale) sono state frutto di semplici considerazioni tecniche, magari per ridurre la pressione sulle banche francesi, siamo di fronte ad un caso di insipienza grave, per la mancata valutazione delle ramificazioni e dei contraccolpi di tali decisioni. Se, invece (pur senza cedere al cospirazionismo, inclinazione che non ci appartiene né mai ci apparterrà) quei criteri sono stati il frutto di una entente cordiale franco-tedesca per indebolire la posizione delle banche italiane in modo da renderle acquisibili dall’esterno, saremmo di fronte ad un caso di stupidità che sfiora la criminalità economica.
Come che sia, e senza minimamente tacere la drammatica inadeguatezza dell’esecutivo italiano a mettere il paese in sicurezza in questi tre anni di legislatura, appare ormai tragicamente evidente che il direttorio franco-tedesco rischia di ridurre il continente ad un cumulo di macerie fumanti. C’è ancora modo per rimediare, ma la clessidra ha quasi esaurito i granelli di sabbia.
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