di Andrea Gilli
I violenti scontri di sabato pongono importanti interrogativi di sicurezza interna, soprattutto sul come gestire queste eruzioni di violenza in contesti urbani.
E’ ovvio che sabato scorso molte cose sono andate storte. La manifestazione non aveva un suo servizio di sicurezza. La polizia era probabilmente impreparata. Inoltre, a quanto pare, i tagli di bilancio hanno reso complicata un’efficace azione di prevenzione (Digos). C’erano poi problemi di ordine pubblico: 200.000 persone che marciano ordinatamente possono fare una strage se iniziano a muoversi in modo disordinato. Si pensi alla Love Parade dello scorso anno, tanto per fare un esempio.
Non sono un esperto di sicurezza interna, quindi non entro negli aspetti organizzativi della manifestazione di sabato. Credo, però, che il nostro Ministero degli Interni farebbe bene a considerare – in futuro – l’uso di non-lethal weapons: armi non letali.
Nel corso degli ultimi anni, soprattutto Stati Uniti e Israele hanno investito somme crescenti in questo campo. Il loro obiettivo è di contrastare forme di violenza prevalentemente urbane senza creare vittime civili.
Per esempio, Raytheon ha inventato un laser che, se puntato su un individuo, genera un senso di ustione su tutto il corpo che di fatto lo immobilizza. Una volta interrotto il puntamento, il senso di ustione svanisce e non vi sono danni permanenti.
L’esercito americano ha sviluppato un sistema che emette un raggio di luce ad altissima luminosità che genera un senso di smarrimento temporaneo.
Israele ha testato una serie di sistemi acustici e olfattivi che vanno nella stessa direzione. Si usano gas che generano immediati conati di vomito o ultrasuoni che causano svenimenti e perdita di equilibrio.
Queste armi hanno molti vantaggi: non sono letali e non creano danni permanenti ma, allo stesso tempo, permettono di immobilizzare per diversi secondi (se non minuti) chi viene colpito.
Per varie ragioni, l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo dove le manifestazioni pubbliche sfociano molto spesso in violenze più o meno generalizzate. Le armi non letali offrono un’interessante strumento per contrastare questo fenomeno.
ps: uno studio del CFR e un articolo del RUSI a riguardo.
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