di Mario Seminerio – Libertiamo
L’inventore del solve et repete dichiara solennemente che non si debbono vessare le imprese con troppi accertamenti, scatenando l’abituale fiume d’inchiostro sul nulla. In effetti, si potrebbero concentrare nello stesso arco temporale gli accertamenti compiuti da più soggetti della pubblica amministrazione, un’idea così geniale che Tremonti ha deciso di tenerla opportunamente in serbo per i fuochi d’artificio pre-elettorali.
Sta di fatto che il paese continua a non crescere, e che il Caro Leader ha deciso di far sentire la propria voce attraverso un editoriale del direttore del Giornale, che fa il ventriloquo del ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan senza neppure uno straccio di virgolettato, per sostenere nientemeno che “Tremonti è un tappo rispetto al realizzarsi del progetto liberale”. Tra tanti tappi e altrettante bassezze, il tema di Tremonti frenatore nei giorni dispari e diga contro la dissipatezza fiscale comunista nei giorni pari è ormai un classico, anche se Sallusti lo presenta come una new entry assoluta.
E mentre attendiamo l’ennesimo giudizio elettoral-divino sul governo, oltre alla promozione degli statisti Responsabili, è utile segnalare che dallo zucchero filato dei giornali emerge un numeretto magico: 2 per cento. Il tasso di crescita del Pil che permetterebbe al paese di riassorbire parte della disoccupazione e (soprattutto) di generare risorse fiscali per ridurre l’impatto di una manovra per il 2013-2014 che la Banca d’Italia cifra nell’ordine dei 35 miliardi di euro ma che, se la nostra “crescita” dovesse ridimensionarsi ulteriormente, finirà con l’eccedere i 40 miliardi. Se pensate allo psicodramma della correzione 2011-2012, che è stata di soli 25 miliardi di euro eppure pareva aver raschiato il fondo del barile ed inciso muscoli e tendini, data la scomparsa del tessuto adiposo, avete la misura di quello che ci aspetta, mentre sovreccitati peones pidiellini fanno a gara per tentare di compiacere il Capo lanciando proposte di riforma costituzionale iper-parlamentariste, rinnegando antiche vocazioni presidenzialiste.
Ma Tremonti è tranquillo, per lui la correzione necessaria sarà “una delle più basse al mondo” (perché siamo pur sempre un paese da record), e dell’ordine dello 0,5 per cento di Pil, cioè solo 15-16 miliardi nel biennio 2013-2014. Quindi vi invitiamo sin d’ora a prendere buona nota di questa previsione, visto che i media sono in tutt’altre faccende affaccendati. Così tra alcuni mesi, quando Tremonti medesimo, tra una metastorica riflessione sul decommissioning nucleare ed una sulla costituzionalizzazione della libertà d’impresa, verrà a dirvi che il destino cinico e baro ci ha nuovamente colpiti ma noi ne usciremo meglio di altri e che il declino italiano “è una menata”, saprete che in tutta questa farsa non c’è assolutamente nulla di imprevisto.
«Un fronte freddo autunnale arrivava rabbioso dalla prateria. Qualcosa di terribile stava per accadere, lo si sentiva nell’aria. Il sole era basso nel cielo, una stella minore, un astro morente. Raffiche su raffiche di entropia. Alberi irrequieti, temperature in diminuzione, l’intera religione settentrionale delle cose era giunta al termine» (Jonathan Franzen, Le Correzioni)
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