di Andrea Gilli
A pochi giorni dalla fuga di Mubarak da Il Cairo, vale la pena analizzare alcune stranezze di questa prima rivoluzione democratica in salsa araba.
Dopo giorni di manifestazioni di piazza, scioperi, violenze per le strade, Mubarak ha ceduto. Qualcosa, però, non torna. In primo luogo, siamo di fronte alla prima rivoluzione democratica che porta al potere i militari. Questa è la prima stranezza. I militari hanno subito detto di voler favorire la transizione. Intanto, però, le Camere sono state sciolte e la costituzione sospesa.
E’ possibile che le misure siano temporanee. Dalla scienza politica sappiamo però che l’unica soluzione all’assolutismo è la competizione tra poteri. In questo momento, tutto il potere è in mano all’esercito. Non si capisce, dunque, per quale ragione questo dovrebbe o potrebbe lasciarlo in un futuro più o meno remoto.
Si potrebbe obiettare che le rivolte di piazza potrebbero ritornare. Qui viene il secondo problema. L’esercito ha giocato di sponda con le proteste per far cadere Mubarak. L’esercito, detenendo la forza militare, ha chiaramente svolto il ruolo di dominus. Dal suo orientamente dipendeva il futuro del regime. E un domani? Un domani, se l’esercito non procederà alle riforme promesse, non ci sarà più Mubarak: ci saranno solo le proteste e l’esercito medesimo. Risulta difficile pensare che in quel frangente questo possa schierarsi con i manifestanti.
Qui arriviamo all’ultimo punto: è necessario che tutto cambi perché tutto resti. Penso di sì. La mia è speculazione, però non faccio fatica a vedere il seguente come possibile retroscena. Gli Stati Uniti si sono preoccupati per le manifestazioni di piazza. Il timore era di una salita al potere dei Fratelli Musulmani. Il loro “uomo” in Egitto è l’esercito. Hanno dialogato per far cadere Mubarak così che i manifestanti vedessero le loro richieste esaudite e, allo stesso tempo, il potere politico fosse preservato. In sostanza, questa è la prima rivoluzione democratica che anziché indebolire l’influenza americana pare rafforzarla. Forse vale la pena chiedersi non solo fino a che punto sia democratica, ma anche quanto sia rivoluzione.
UPDATE: l’azienda di consulenza strategica Strafor ha pubblicato oggi questo articolo che va esattamente nella direzione dell’analisi qui presente.
6 risposte a “La rivoluzione democratica (?) in Egitto”
Pure io ho constatato queste stranezze, ma pensavo che l’esercito egiziano si comportasse un po’ come l’esercito turco: garante della laicità prima di tutto. Secondo voi è sensata come visione?
Inoltre quali altri poteri organizzati esistono oltre l’esercito in Egitto?
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questo articolo risponde alla domanda:
http://www.dodbuzz.com/2011/02/10/what-who-to-watch-after-mubarak/
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http://alettopresto.tumblr.com/post/3292292010/rivolta-degitto
Noodles
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A me sembra che siamo di fronte alla SECONDA rivoluzione democratica che porta al potere i militari, dopo quella portoghese del 1975.
A parte questo ci sono molte cose che non capisco: se Mubarak è in fin di vita, non poteva dimettersi “per motivi di salute” come si faceva nell’URSS? Oppure non si poteve aspettare quelche settimana per scendere in piazza? Oppure è tutta una finta e Mubarak sta benissimo?
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Interessante taglio di analisi su questa questione. Mi dici che ne pensi di quest’altra quando hai tempo per leggerla (non è lunga)? Secondo me non è da trascurare:
http://www.steynonline.com/content/view/3716/28
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Adesso anche Ben Alí è gravissimo. Ictus, dicono. Come mai proprio adesso? Lo shock di perdere il potere o qualcuno vuole eliminarlo perchè sa troppe cose?
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