Vendere armi alla Cina?

di Andrea Gilli

Continuano in sede Europea le discussioni sull’abolizione dell’embargo militare alla Cina. In questo breve post esamino la questione.

All’indomani degli incidenti di Tien An Men, Stati Uniti e Unione Europea vararono un embargo militare contro la Cina. Questo proibiva la vendita di armi a Pechino.

Da alcuni anni, però, l’Europa sta spingendo per rivedere l’embargo. Gli Stati Uniti, chiaramente, non apprezzano.

L’Europa avanza ragioni socio-democratiche. Stando a diversi statisti, la Cina sarebbe cambiata: non sarebbe più quella di Tien An Men, ma starebbe invece transitando verso l’adozione delle “norme” della cosiddetta “società internazionale” (qualunque cosa ciò significhi). Ciò si materializzerebbe anche in una politica interna più democratica e premurosa verso i diritti umani. Inoltre, sostengono altri, vendendo armi alla Cina questa si responsabilizzerebbe.

Fior di studiosi costruttivisti forniscono evidenza a palate su questra transizione.

Forse sono più cinico, forse più cieco, io questa transizione non l’ho vista. Vedo chiaramente, però, le ragioni per cui l’Europa vuole abolire l’embargo alla Cina. La nostra industria della difesa è troppo grande per i nostri bisogni. Il risultato lo paghiamo sia con costi più alti che, in secondo luogo, con minor competitività internazionale. Il risultato è minore export e dunque meno fondi per sostenere la nostra industria. Paghiamo dunque per un’industria che è sempre meno efficiente e in grado di sopravvivere.

Poichè gli Stati Europei non vogliono fondere le loro aziende della difesa, chiudere stabilimenti e unire i centri di ricerca primaria (o almeno non lo fanno abbastanza), l’unica soluzione per mantenere in vita la nostra industria della difesa è aumentare l’export. Ma a chi? Gli Stati Uniti dominano l’export mondiale in quasi tutti i segmenti, sia per via della loro competitività che della loro forza politica. L’Europa ha un’unica alternativa: vendere dove gli Stati Uniti non sono presenti.

Russia e Cina. Alla Russia già vendiamo. Alla Cina non ancora.

I costi dei sistemi d’arma moderni aumentano del 10% l’anno, i bilanci della difesa europea, nei casi migliori, restano costanti. Con l’attuale crisi verranno decurtati. Una scelta andrà presa.

La mia personalissima opinione è che abolendo l’embargo, i problemi dell’industria della difesa europea non verrebbero risolti. Senza contare, ovviamente, le ripercussioni sulla sicurezza internazionale.


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