di Andrea Gilli
Come abbiamo detto più volte, la politica internazionale del post-11 settembre (oramai parlare di post-Guerra fredda ha il sapore paleozoico), sembra caratterizzata da tre processi distinti.
1. Globalizzazione.
2. Regionalizzazione.
3. Multipolarismo.
La globalizzazione rende più interdipendente il mondo. Commerci, servizi, produzione diventano transnazionali favorendo così la crescita economica mondiale. Questo fenomeno, a cui ha contribuito principalmente la forza americana del secolo precedente, produce però due altri effetti. Da una parte, la crescita economica permette la crescita di nuove potenze (BRIC: Brasile, Russia, India e Cina). Dall’altra, ciò porta ad una regionalizzazione della politica (e quindi dell’economia mondiale). Quindi, per assurdo, la globalizzazione produce fenomeni che finiscono per limitarla.
Per regionalizzazione possiamo intendere due processi diversi. Uno cooperativo, come quello che sta avvenendo in Europa. E uno coercitivo: alla luce della loro forza, nuovi attori regionali quali quelli del BRIC costringeranno gli Stati confinanti ad accettare le loro regole. Il declino relativo americano favorito dalla globalizzazione renderà Washington meno capace di opporre questi trend.
Il caso del Brasile, a questo proposito, è particolarmente interessante. Mentre la crisi finanziaria sta decimando i bilanci della Difesa di mezzo mondo. Il Brasile sta spingendo sul pedale dell’acceleratore della ristrutturazione delle sue forze armate.
E’ interessante notare a questo proposito come, in questa maniera, il Brasile sia diventato una sorta di Eldorado per quasi tutti i grandi produttori d’armi del mondo. Costretti a cercare acquirenti all’estero, molti produttori si stanno scannando per ottenere qualcosa da Brasilia. Ovviamente, vista la sua posizione di forza, il Brasile di Lula sta imponendo le sue condizioni: principalmente, ciò significa che la produzione dei mezzi comprati avviene in parte in Brasile, così che vi sia un massiccio trasferimento tecnologico e industriale a favore del Paese recipiente.
Elicotteri, caccia, sottomarini. Il Brasile sta comprando di tutto e, contemporaneamente, sta anche rafforzando la sua base industriale.
Non resta da chiedersi, cosa se ne vorrà fare il Brasile di tutte queste armi.
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