di Andrea Gilli
Con l’avvicinarsi di una soluzione, parziale, alla battaglia in corso a Gaza, i politici italiani vedono già una nuova ghiotta opportunità per dimostrare ai loro pari stranieri l’impegno internazionale del nostro Paese e, all’interno dei nostri confini, la presunta rilevanza dell’Italia nelle questioni internazionali. Il modo è sempre lo stesso – una nuova missione all’estero. Anche in questo caso, come in passato, ci sono tutte le ragioni per opporsi.
La politica estera dell’Italia ha una costante in tutta la sua storia unitaria. Incapaci di rafforzare il potere relativo del Paese attraverso riforme interne, i nostri governanti hanno sempre cercato di guadagnare peso a livello internazionale in via indiretta – mandando i nostri soldati all’estero per dimostrare la forza dell’Italia. Da Cavour a Crispi, da Giolitti a Mussolini e via di seguito fino a D’Alema, Berlusconi e poi Prodi.
L’idea di mandare i nostri carabinieri sui valichi di Gaza segue per l’ennesima volta questa impostazione. Crediamo che ci siano tutte le ragioni per opporsi. In primo luogo, il peso dell’Italia dipende da un insieme di fattori che ne determinano il suo potere internazionale. La nostra produzione interna, il nostro sviluppo tecnologico, la nostra crescita economica, l’ordine e la stabilità interna sono alcuni di essi. Anziché sprecare risorse in un’ennesima inutile, costosa e pericolosa missione internazionale, sarebbe più logico concentrarsi su questi fattori – l’unica vera chiave per contare di più sulla scena mondiale.
In secondo luogo, mandare i carabinieri a Gaza, proprio come per i nostri militari in Libano, è una scelta azzardata in quanto lo scenario è instabile e pericoloso.
Infine, e questa è la nota più rilevante, pare davvero necessario mettere fine a queste sceneggiate vagamente patetiche. Mentre i fondi della Difesa vengono irrimediabilmente tagliati di anno in anno, compromettendo la struttura, la forza e l’efficacia delle nostre forze armate, il numero di missioni in cui i nostri militari sono impegnati continua a crescere. In altre parole, si chiede loro sempre di più dando sempre di meno.
L’Italia ha un bilancio della Difesa devastato. Siamo ben al di sotto di Paesi quali Francia, Inghilterra e Germania – sia quantitativamente che qualitativamente. Se vogliamo essere al livello di questi Paesi, anziché mandare i nostri soldati in nuove missioni, basterebbe iniziare a dotarli di bilanci adeguati e degni di questo nome.
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