Di Redazione Epistemes
Quello dei Nobel e’ quasi un rito. Il premio per l’economia più di tanti altri si trascina la nomea di premio alla carriera, visto che in genere tende a premiare arzilli signori di settant’anni; quello di quest’anno in realtà e’ un premio sia alla una lunga carriera di Leonid Hurwicz di Minnesota, al quale si deve l’idea seminale del mechanism design, sia a due economisti ancora in piena attività quali Eric S. Maskin dell’IAS di Princeton e Roger B. Myerson di Chicago.
Il mechanism design è un metodo per scegliere, tra tanti possibili meccanismi di allocazione di risorse scarse in condizioni di informazione asimmetrica, quello che raggiunge un determinato obiettivo nel modo migliore possibile. Oggi questa branca dell’economia è fortemente collegata alla teoria dei giochi, della quale utilizza concetti e strumenti matematici, ma in realtà l’idea fondamentale nacque al di fuori di essa.
Leonid Hurwicz è partito dall’acceso dibattito sul calcolo economico del socialismo reale degli anni Trenta per chiedersi quali fossero le condizioni che sistemi alternativi ai mercati concorrenziali dovevano soddisfare per raggiungere risultati e allocazioni efficienti. Condizioni, queste, legate non solo ai prezzi dei beni privati, ma anche e soprattutto dei beni pubblici e delle esternalità. Fu uno dei pochi a capire la portata della critica, di Hayek e Von Mises prima, e Marshak poi, sulla natura privata e/o asimmetrica e/o costosa di una determinante essenziale del modo in cui le risorse vengono assegnate: l’informazione posseduta dagli agenti economici.
Se l’informazione è privata (ovvero conosciuta solo dall’individuo che la possiede ma non da altri), diventa fondamentale capire come e se sia possibile aggregarla in maniera tale da perseguire un determinato obiettivo (per esempio, la produzione di beni pubblici). Da qui, Hurwicz sviluppò l’idea di un meccanismo, ovvero un sistema di comunicazione tra gli agenti, nel quale la assegnazione delle risorse è basata su una regola che tiene conto di cosa ha comunicato un determinato individuo. Immaginiamo per esempio il problema della produzione di beni pubblici, uno dei primi casi a cui tale teoria è stata applicata. In tal caso, ogni individuo sa quanto vale per lui il bene pubblico e di conseguenza quanto è disposto a pagare per produrlo, ma nessun altro può venire a conoscenza di questa informazione. Se vogliamo produrre la quantità “giusta” di tale bene pubblico, dobbiamo cercare di venire a conoscenza di questa informazione. Possiamo pensare quindi di chiedere a ciascuno di scrivere su un foglio di carta quanto vale il bene pubblico in questione, e di consegnarlo ad un incaricato di nostra fiducia. L’incaricato, ricevuti tutti i foglietti, li inserirà in un calcolatore che fornirà in risposta la quantità di bene pubblico che deve essere prodotta.
Questo sistema però ha un problema fondamentale: un agente economico in quando consumatore o produttore, ha sempre un incentivo a rivelare che il bene non gli interessa o non e’ di suo gradimento sino a che si tratta di contribuire a produrlo, mentre avrà uno speculare e opportunistico incentivo a consumarlo appena prodotto (essendo un bene pubblico, questo è molto semplice). Pertanto, ci attendiamo che gli individui tendano a mentire su quanto sono disposti a pagare. Hurwicz fu il primo a prospettare la soluzione: basta costruire una regola di assegnazione delle risorse che incentivi gli individui a dire la verità, ovvero che sia tale per cui se una persona dice la verità, ottiene una migliore assegnazione di risorse (dal suo punto di vista) rispetto a quella che otterrebbe mentendo. Tale concetto si chiama condizione di compatibilità con gli incentivi (incentive compatibility condition).
Qualche anno dopo, Hurwicz si accorse che nuovi metodi matematici all’interno della teoria dei giochi potevano essere utilizzati per generalizzare la teoria. Un fondamentale passo avanti per questo campo dell’economia di ebbe con la dimostrazione del principio di rivelazione (revelation principle) sviluppato da molti autori in contemporanea (Green e Laffont, Dasgupta Hammond e Maskin, e Roger Myerson nella sua forma più generale). Tale teorema afferma che non è necessario costruire meccanismi estremamente complicati: ci si può limitare a meccanismi cosiddetti “diretti”, ovvero che raccolgono il minimo indispensabile di informazione privata (in modo compatibile con gli incentivi naturalmente) presso un “centro” e tale “centro” decide l’allocazione delle risorse. Infatti, per ogni meccanismo più complicato (dove gli agenti comunicano anche altre informazioni), esiste sempre un meccanismo diretto che ne replica perfettamente l’assegnazione di risorse.
Eric Maskin ha esteso in un’altra direzione l’idea fondamentale di Hurwicz. Infatti, molti meccanismi sono soggetti al problema della multiplicità di risultati possibili. Questo è un ostacolo alla potenza predittiva del ricercatore: se sono possibili tanti risultati ma non so quale, diventa molto difficile dare un consiglio su come strutturare per esempio il finanziamento di beni pubblici. Maskin ha allora posto il problema in maniera diversa: se posso ottenere tanti risultati, e solo alcuni di questi sono efficienti, allora il mio obiettivo è trovare quali restrizioni alle regole del gioco devo imporre per poter raggiungere solo gli equilibri efficienti (questa branca del mechanism design ha preso il nome di implementation theory). Successivamente questo contributo seminale di Maskin è stato generalizzato e reso più potente (in particolare, con meccanismi dinamici abbastanza sofisticati si può sempre ottenere un determinato risultato).
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