Roba da ricchi

di Mario Seminerio 

Oggi l’Istat ha pubblicato la stima finale del prodotto interno lordo del primo trimestre 2007. La crescita trimestrale (congiunturale) è stata rivista al rialzo, da più 0.2 a più 0.3 per cento, mentre quella annuale (tendenziale) è rimasta al più 2.3 per cento. Dopo aver ricordato che la media di crescita di tutta l’Area Euro, nello stesso trimestre è stata di più 0.6 per cento, quindi esattamente doppia (per i cultori dei metodi quantitativi) di quella italiana, passiamo ad analizzare  la composizione della crescita. Non prima, tuttavia, di aver segnalato il modo in cui il sottoscala di Largo Fochetti ha annunciato al popolo la lieta novella.

In primo luogo, nell’articolo si segnala che “è la domanda interna ad aver spinto maggiormente la crescita“. Cosa contabilmente vera, nel senso che la spesa dei consumatori ha contribuito per lo 0.4 per cento alla crescita contro lo striminzito più 0.1 per cento del quarto trimestre 2007.  Quello che Repubblica omette di segnalare è che il commercio estero netto (differenza tra export ed import) ha frenato in misura esattamente pari alla crescita dei consumi, con un contributo alla crescita passato dallo 0.7 allo 0.4 per cento. E, soprattutto, che questo guadagno è stato ottenuto con un export in vistoso rallentamento ed un import addirittura in diminuzione (meno 0.9 per cento trimestrale), non esattamente un segno di vitalità della domanda interna.

Dato potenzialmente positivo è il contributo negativo delle scorte alla crescita (meno 0.7 per cento), che promette bene per l’attività produttiva in caso di ripresa della domanda. Proseguendo nella propria opera di selettività analitica, Repubblica omette poi di segnalare che gli investimenti delle imprese, nel primo trimestre, sono cresciuti dello 0.7 per cento (verosimilmente, ma non esclusivamente, per la necessità di ridurre la produzione per il magazzino, come segnala il dato sulle scorte), mentre le stime di consenso ipotizzavano una crescita esattamente doppia, pari all’1.4 per cento.

Inoltre, Repubblica ritiene di grande conforto spirituale citare la bizzarra metodologia utilizzata dall’Istat, relativa ai concetti di “crescita acquisita” e di “trascinamento”. L’annuncio trionfale al colto ed all’inclita è che

Alla luce degli ultimi dati, sottolinea l’Istituto di statistica, il Pil acquisito per l’intero anno è dell’1,4%.

E’ davvero bizzarro parlare di “crescita acquisita”, quando un’eventuale variazione negativa del pil nei trimestri mancanti alla fine dell’anno potrebbe decurtare impietosamente questo effimero “tesoretto”, ma questi sono i criteri usati in questo nostro singolare paese, e dobbiamo tenerceli.

Tirando le somme, in questo momento l’Italia non è “il malato d’Europa”, almeno sulla crescita tendenziale, visto che la Francia sta al 2 per cento, tre decimi di punto percentuale meno di noi. Ma è altresì vero che la Francia è cresciuta, nel primo trimestre, dello 0.5 per cento, contro il nostro poderoso 0.3 per cento, “rivisto al rialzo”.

Questo modo di fare informazione ricorda molto i cinegiornali degli anni ruggenti, quando gli italiani venivano informati che “le truppe del Maresciallo Badoglio hanno rinunciato a difendere Addis Abeba“. Ora come allora, insipienza e propaganda continuano ad avere l’onore dei riflettori, nel Belpaese.


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