Epistemes.org si dichiara assolutamente contrario al fondo per far rientrare i cervelli in Italia.
In seguito alle perplessità manifestate da alcuni Senatori, il Governo ha apportato delle modifiche alla Legge Finanziaria, in particolare per ciò che concerne il finanziamento della ricerca.
Tra le modifiche, desta particolare attenzione la destinazione di 20 milioni di euro per il 2007 e 30 per il 2008 per favorire la “stabilizzazione di ricercatori, tecnologi e personale impiegato in attività di ricerca” e per l’assunzione di coloro che hanno già vinto un concorso.
Ciò che stupisce è che questa dotazione abbia preso il nome di “fondo contro la fuga dei cervelli”. Stupisce perche’ non è chiara quale sia la relazione tra le misure adottate e la fuga suddetta.
Quella che viene proposta come una misura salvifica della ricerca italiana (con uno stanziamento comunque ridicolo: 50 milioni di euro in due anni) sembra in realtà essere l’ennesima vana rassicurazione offerta all’opinione pubblica per mostrare l’impegno del Governo verso il mondo scientifico e accademico.
In particolare, la proposta non risolve le cause della fuga dei cervelli, che sono principalmente dovute alla mancanza di
1) meritocrazia nei concorsi;
2) un clima favorevole per la ricerca (sia dal punto di vista intellettuale sia materiale, ovvero di risorse e strumenti disponibili: si noti, i fondi ci sono; il problema è che vengono spesi male);
3) differenziazione negli emolumenti dei docenti.
Questa proposta perpetua invece la pratica tutta italiana di redistribuire senza alcun criterio meritocratico le risorse disponibili. Tralasciando il fatto che i cervelli in fuga non sono sempre coloro che già lavorano in Italia (anzi, probabilmente è vero il contrario), un nuovo stanziamento che non sia condizionato alla produttività dei suddetti ricercatori rischia di rivelarsi un altro sperpero di risorse, poichè finirà inevitabilmente per premiare anche chi ricercatore lo è solo di nome. Per fugare ogni dubbio sulle sue intenzioni, il Governo ha già confermato la propria volontà di procedere all’assunzione generalizzata dei docenti che hanno passato il concorso e dei ricercatori precari.
La manovra, inoltre, non tocca il problema dei dottorati e dottorandi all’estero. L’Italia produce ottimi laureati che però scappano all’estero per continuare il loro percorso accademico. Anzichè incentivarne il ritorno, il Governo si preoccupa in questo caso di non far andare via chi è rimasto. L’unico problema è che così facendo verrà premiato anche, e forse soprattutto, chi in realtà non produce molto (per non dire nulla). Quindi paradossalmente si daranno ulteriori motivazioni a chi è ancora in Italia per andare via.
Desta perplessità, infine, l’implicita correlazione, suggerita nella manovra, tra fuga di cervelli e precarietà della situazione lavorativa degli stessi, quasi che si scappi dall’Italia per via dell’assenza di un posto di lavoro fisso. Ciò è davvero singolore, soprattutto perchè laddove i ricercatori fuggono vi sono generalmente assai meno garanzie lavorative che in Italia.
Con questa manovra, dunque, non solo non si curano le cause, ma neppure si bada agli effetti del problema.
La precarietà e i bassi stipendi che caratterizzano la ricerca in Italia sono dovuti alla sua struttura inefficiente. Il Governo propone di risolvere la questione innaffiando ulteriormente di soldi questo pachidermico sistema astenendosi dall’introdurre quelle riforme che garantirebbero tanto la soddisfazione dei singoli (e quindi la loro permanenza in Italia) quanto l’efficientizzazione del sistema.
Per tutti questi motivi Epistemes.org si dichiara contro il fondo per far “rientrare i cervelli”.
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