di Mario Seminerio
In un sistema puramente proporzionale di imposte sul reddito, la quota pagata da ogni contribuente (o gruppo di contribuenti) dovrebbe essere uguale alla sua quota di reddito sul totale. Ad esempio, un gruppo che guadagni il 10 per cento del reddito totale dovrebbe anche pagare il 10 per cento del totale delle tasse. In un sistema progressivo, per contro, un gruppo di contribuenti ad elevato reddito dovrebbe generare una maggiore quota d’imposte sul gettito totale. Partendo da questa definizione di progressività (che peraltro non è l’unica) è possibile misurarne l’evoluzione nel corso del tempo guardando al rapporto tra la quota di gettito e quella di reddito prodotte da un dato gruppo di contribuenti.
I nuovi dati sulle imposte personali sul reddito, pubblicate dall’Internal Revenue Service statunitense (IRS) e riferite all’anno d’imposta 2004 mostrano che la legislazione fiscale del paese, dopo i tagli di Bush, è divenuta più progressiva di quanto non fosse nell’anno 2000. Una progressività che appare come il risultato delle dinamiche economiche prodotte dagli incentivi all’offerta indotti da riduzione di livello ed appiattimento della curva delle aliquote.
Uno studio della Tax Foundation (un think tank nonpartisan di studi fiscali con sede a Washington) mette a confronto le quote di tasse pagate da ogni gruppo di contribuenti con la quota di reddito da essi percepito. Ad esempio, lo scaglione di contribuenti tra 30.000 e 40.000 dollari rappresentava, nel 2004, il 7.11 per cento del reddito lordo rettificato (adjusted gross income, AGI). In un sistema fiscale perfettamente proporzionale, tale gruppo di contribuenti avrebbe dovuto produrre il 7.11 per cento del gettito totale, mentre in realtà ne ha prodotto il 3.18 per cento, meno della quota prodotta nel 2000 (il 4.22 per cento, quando questo gruppo di contribuenti ha generato il 7.4 per cento del reddito lordo). Stante la progressività dell’imposta sul reddito statunitense, ci si attende che i contribuenti a maggior reddito producano una quota di gettito sul totale superiore alla quota di reddito da essi rappresentata. Infatti, i contribuenti nello scaglione compreso tra 100.000 e 200.000 dollari, che nel 2004 producevano il 18.98 per cento del reddito totale, hanno prodotto nello stesso anno il 22.5 per cento del gettito totale.
Poiché i tagli fiscali dell’Amministrazione Bush sono stati introdotti nel 2003, l’anno d’imposta 2004 è il primo a rivelare il loro pieno impatto. Per quanti avevano sostenuto che questi tagli d’imposta avrebbero beneficiato solo i “ricchi”, l’accentuazione della progressività evidenziata da tali dati sarà una sorpresa.
Come illustrato nella figura sotto (fonte: elaborazione Tax Foundation su dati IRS), il punto di pareggio tra i due anni a confronto è situato in corrispondenza di un reddito di 100.000 dollari annui. I contribuenti oltre questa soglia hanno sopportato nel 2004 un maggior onere fiscale rispetto a quello dell’anno 2000, anche considerando l’incremento di reddito. Chi ha percepito meno di 100.000 dollari ha visto gli incrementi di reddito superare quelli di tassazione. Dai dati resi noti dall’IRS si evince che i contribuenti premiati, nel periodo 2000-2004, sono quelli con un reddito annuo compreso nello scaglione tra 25.000 e 35.000 dollari. Si potrebbe quindi essere tentati di concludere che i tagli fiscali esplicitamente mirati ai cittadini a reddito medio e medio-basso (la nuova aliquota del 10 per cento, il raddoppio dei crediti d’imposta per i figli a carico, l’attenuazione della penalizzazione fiscale per le coppie sposate, la riduzione al 25 per cento dell’aliquota in precedenza posta al 28 per cento) siano stati superiori a quelli assegnati ai percettori di redditi elevati. E’ tuttavia difficile distinguere tra i tagli fiscali dell’Amministrazione Bush ed altri sviluppi dell’economia.
Quello che è possibile affermare con certezza, tuttavia, è che i tagli fiscali mirati ai contribuenti ad alto reddito non hanno attenuato l’onere fiscale per questi cittadini, calcolato in base al rapporto tax-to-income share in precedenza definito.
Secondo la Tax Foundation, la conclusione da trarre è che l’imposta federale sul reddito è divenuta marcatamente più progressiva tra il 2000 ed il 2004. Pur non conoscendo cosa abbia realmente provocato questa maggiore progressività, si può tuttavia ipotizzare che il mix di tagli fiscali approvati nel 2001 e nel 2003, mirati soprattutto a contribuenti con redditi annui inferiori a 100.000 dollari, è risultato più potente di quelli assegnati ai contribuenti con reddito superiore ai 100.000 dollari annui.
In assenza di dati disponibili per gli anni 2005 e 2006, non è possibile affermare se tale progressività sia ulteriormente aumentata dopo il 2004. Tuttavia, la recente serie di dati che segnalano un autentico boom delle entrate fiscali sembra esserne indiretta conferma, perché la crescente progressività è tipicamente causa di forti ed inattesi aumenti del gettito nelle fasi di espansione, ma anche di altrettanto inattesi crolli verticali durante le fasi di rallentamento dell’economia.
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