di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano
Sulla spinta emotiva dello shock causato dalla risoluzione delle quattro banche commissariate, si sono levate alcune illustri voci a chiedere nientemeno che l’applicazione di una moratoria alla direttiva europea BRRD sui dissesti bancari. La motivazione, come illustrata dall’editoriale sul Sole di Luigi Zingales e Luigi Guiso, risiederebbe nella “specificità” italiana rispetto al resto d’Europa, cioè nel fatto che i nostri risparmiatori hanno in portafoglio una quota di obbligazioni bancarie che non ha pari in Europa.
Altri commentatori si sono aggiunti alla richiesta, spaziando dalla ormai manieristica “ribellione” alla Ue matrigna alla frusta invocazione dell’articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio. Perché pare che la strada dell’inferno italiano sia lastricata di specificità, a cui attenterebbero con inquietante regolarità alcuni agenti esterni, meglio se europei. Nel caso specifico, si teme il panico dei risparmiatori e l’esplosione del costo della raccolta bancaria tramite obbligazioni. Non è tuttavia chiaro cosa cambierebbe a seguito di una moratoria di 12 o 18 mesi: lo stato italiano garantirebbe implicitamente il debito obbligazionario delle nostre banche? Queste ultime cambierebbero canali di raccolta, spingendosi su depositi vincolati a lunga scadenza, cosa che peraltro sta già accadendo da tempo?
Ma il punto è un altro: la direttiva su risanamento e ristrutturazione delle banche non è comparsa in una notte di novilunio, col favore delle tenebre; ha avuto una gestazione di oltre due anni. I nostri rappresentanti a Bruxelles hanno avuto tempo e modo di illustrare la nostra ennesima “specificità”: abbiamo evidenza che ciò sia accaduto? È responsabilità europea se, in tutti questi anni, le autorità italiane non hanno ritenuto che uso e abuso di obbligazioni bancarie nel portafoglio dei risparmiatori, nella completa trascuratezza dei profili di rischio, meritasse un intervento di sistema? Ci sono responsabilità europee per una gestione del credito in Italia che, in alcuni casi, ha ampiamente sconfinato nel penale?
È politicamente remunerativo, per molti, sfruttare il filone pop dell’Europa matrigna ed esternalizzare le colpe del nostro sistema paese, in difesa delle sue “peculiarità”. Non è un caso che anche Renzi stia battendo quel sentiero, oltre a spingere in modo forsennato la fallace narrativa della “diversità” e autosostenibilità dell’esile ripresa ciclica che stiamo vivendo. Se l’eccezionalismo italiano è quello del topos sui pugni sbattuti sul tavolo europeo (tempo addietro vi fu anche un’estemporanea canzoncina del M5S, sempre molto attento al marketing di sogni e frustrazioni) ma al contempo non riusciamo a tradurre i nostri obiettivi strategici in alleanze europee, il nostro destino è segnato. Ed è quello di un Paese affetto da vittimismo e cospirazionismo congeniti che percorre la strada del declino.