Corruzione, bolle, debito, populisti

E’ il Brasile ma sembra la Grecia

di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano

L’economia brasiliana sta vivendo uno degli anni più difficili della sua storia recente. Il grande boom delle materie prime ha permesso al governo di largheggiare con sussidi ed erogazioni di welfare che hanno tolto dalla povertà ampi strati della popolazione. Il paese ha goduto di imponenti afflussi di “denaro caldo” da tutto il pianeta, che sono stati utilizzati soprattutto per espandere il credito, nel tradizionale schema che rappresenta la maledizione dei paesi ricchi di risorse naturali, che alternano fasi di boom ad altre di scoppio delle bolle così prodotte.

Nulla è stato fatto, in questi anni, per ristrutturare l’economia del paese e per proteggere e svilupparne la manifattura, che ha perso competitività a causa del boom creditizio ed inflazionistico. Nel frattempo, una rete di corruzione avvolgeva il paese avendo come centrale il gigante petrolifero statale Petrobras, già impiombato dal maggiore debito finanziario nel settore petrolifero mondiale, anche a causa della decisione del governo di vendere carburanti e combustibili a prezzi inferiori a quelli pagati per la loro importazione, per tenere artificiosamente bassa l’inflazione.

Petrobras, da sempre volano degli investimenti brasiliani, è divenuta una impressionante macchina da tangenti al servizio della politica, soprattutto al Partido dos Trabalhadores, quello della presidente Dilma Rousseff e dell’ex presidente Lula, icona progressista planetaria. Con una inflazione incoercibile e conti pubblici fuori controllo la presidente Dilma, dopo essersi assicurata la rielezione con una campagna elettorale di aggressivo populismo, è stata colpita da una feroce nemesi. Per tentare di non perdere il prezioso rating di investment grade è stata costretta ad avviare una dura campagna di austerità, attuata dal ministro delle Finanze Joaquim Levy, già ministro di Lula, tecnocrate di formazione statunitense ed esponente del mondo della grande finanza globalizzata.

Per tornare ad un avanzo primario di bilancio pubblico, il governo sta usando le forbici su una spesa di welfare spesso da paese dei balocchi: ad esempio intervenendo sull’esplosione delle pensioni di reversibilità, che prevedevano per il coniuge superstite l’intero assegno del deceduto, senza limiti temporali ed anche in caso di presenza di reddito di lavoro. Tagli ai sussidi di disoccupazione, che verranno inoltre legati all’effettiva contribuzione, aumenti di imposte indirette, tagli di sussidi alle imprese ed ai prezzi sussidiati, che attizzano ulteriore inflazione, disoccupazione in rapido aumento, consumatori spaventati , crollo degli investimenti, recessione in veloce approfondimento. Severa punizione per la pasionaria di sinistra che volle sfidare realtà e vincoli dell’economia e che ora rischia di passare alla storia come la traditrice delle masse popolari. Assai differente contesto e premesse, ma rischio di esito sinistramente simile a quanto accaduto al povero Alexis Tsipras ed al suo sfortunato popolo.

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