di Andrea Gilli
Stando all’Espresso, Finmeccanica, tramite la sua controllata Selex Elsag, avrebbe venduto dei sistemi di comunicazione alle forze armate siriane proprio mentre l’Europa imponeva un embargo contro il regime per la sua violenta campagna militare volta a sopprimere le rivolte interne.
In attesa di qualche buontempone prestato alla politica che lanci interrogazioni parlamentari, che chieda di chiudere Finmeccanica o che magari tiri in ballo l’ONU, qualche considerazione è d’obbligo.
Primo, il mercato delle armi è un mercato e come tale è sottoposto a domanda e offerta. L’Europa, e i suoi governi, non vuole ridurre la sua capacità produttiva, perché ciò vorrebbe dire sopprimere posti di lavoro. In tali condizioni, è ovvio che poi a qualcuno sia necessario vendere. Poiché gli altri Paesi europei hanno le nostre competenze tecniche, gli acquirenti non possono che essere Paesi in guerra o simili. Per caso succede poi che alcuni di questi non siano proprio dei campioni di rispetto dei diritti umani. Basta non sorprendersi o andare a chiedere a chi va a protestare contro i tagli di personale di fronte a Fincantieri.
Secondo punto: nulla di nuovo sotto il sole. La Francia era caduta in uno scandalo simile (ma di dimensioni molto più vaste) lo scorso anno, mentre iniziava la campagna contro la Libia. D’altronde, l’Europa ha approvato un codice di condotta per il trasferimento di armamenti a Paesi terzi. Questo doveva essere sottoposto a principi etico-morali. Il risultato? Nessuno lo ha rispettato. Detto più semplicemente: non siamo i soliti italiani. Tutti giocano lo stesso gioco in Europa ed è quello di vendere armi in giro per il mondo.
In conclusione, per una volta, non accusiamo Finmeccanica: rendiamo responsabili i politici che chiedono all’azienda di continuare ad operare con un surplus di capacità produttiva, obbligandola quindi ad operazioni discutibili, non tanto dal punto di vista morale ma piuttosto strategico. Per chi non se ne fosse accorto: il nuovo Presidente di Finmeccanica, Orsi, ha deciso al suo insediamento proprio di consolidare tutte le varie realtà di Selex (Selex Elsag, Selex Galileo, Selex Sistemi Integrati, Selex Communications) che erano divise in unità diverse senza che vi fosse una vera ragione industriale.
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