di Andrea Gilli
In attesa che l’India annunci il vincitore tra Eurofighter e Rafale per la sua competizione sul programma di caccia multiruolo, vale la pena guardare a qualche movimento nel settore degli armamenti terrestri.
Dopo ogni grande abbuffata vengono necessariamente le diete. Nel campo della difesa, la grande abbuffata è stata l’esplosione del bilancio del Pentagono dopo l’11 settembre. Crisi economica, finanziaria e fiscale, unita alla necessità di riposizionare l’asse geostrategico statunitense, stanno ora portando a tagli significativi al bilancio della difesa USA.
Una delle inevitabili conseguenze sarà il consolidamento del settore. A livello di armamenti terrestri, un importante passo è avvenuto nelle settimane scorse con General Dynamics (GD) che ha acquistato Force Protection (FP). GD è una delle 5 più grosse aziende del settore. FP è un piccolo produttore di veicoli da terra la cui fortuna imprenditoriale deriva dalle guerre in Iraq e in Afghanistan e – paradossalmente – proprio dall’insuccesso di GD.
A cavallo dello scorso decennio, GD ha acquistato aziende di armamenti terrestri in Spagna, Austria, Germania, Svizzera, Gran Bretagna e Canada. Questo consolidamento è importante per due ragioni. E’ l’unico che ha avuto luogo in Europa in questo settore. Ha permesso a GD di portare all’Esercito americano nuove piattaforme, come il Piranha III/LAV III prodotto da Mowag (appunto acquistata da GD).
Il Piranha III/LAV III è l’elemento centrale delle Brigate Stryker dell’Esercito USA: brigate leggere, fondate sui principi della net-centric warfare. Il problema è che, quando le brigate Stryker sono state impiegate in Afghanistan, queste hanno subito numerose perdite proprio a causa del ridotto grado di protezione che caratterizza il Piranha IIi/LAV III.
Force Protection è entrata in quel mercato fornendo gli ormai celebri veicoli MRAP (Mine-Resistant Ambush-Protected), la cui resistenza agli ordigni improvvisati iracheni e afghanisti è stata letteralmente stupefacente.
Ora GD acquista FP. Il mercato degli MRAPs ormai è chiuso. Anzi, gli Stati Uniti non sanno più cosa farsene, di tutti questi mezzi. Proprio per questo stanno pensando di venderli ai Paesi mediorientali così da evitare anche i costi di trasporto e di (futura manutenzione). Quindi il consolidamento è comprensibile: per FP il cui futuro sarebbe altrimenti incerto, e per GD che così si appropria delle tecnologie sviluppate da FP, specie a livello di materiali. FP ha prodotto dei materiali compositi particolarmente efficaci per risolvere il principale trade-off degli eserciti contemporanei: protezione contro trasportabilità.
So what? direbbero gli americani. Questo è un primo passo. Aspettiamo altre mosse, perché se il budget del Pentagono sarà costretto a calare come da previsioni, la dieta sarà particolarmente severa. Questa mossa avviene a livello intra-americano. Come durante l’ondata di merger & aquisitions precedente, non è detto che avvenga tutto in casa, anzi.
Proprio in quest’ottica va intesa la mossa di Lockheed Martin. A quanto pare, l’azienda (anch’essa una delle cinque grandi aziende del settore negli USA) penserebbe ad una partnership con l’azienda Francese Nexter. Nexter è il più grosso produttore d’armamenti terrestri francesi. La sua situazione finanziaria non è però particolarmente florida. Qualsiasi tentativo di fusione a livello europeo risulta difficile, visto che nel suo portafoglio c’è il carro armato Leclerc – non esattamente un successo commerciale. Dall’altra parte, la Francia non vuole svendere i propri gioielli (?) di famiglia a competitors europei.
Secondo alcune fonti, l’alleanza tra le due aziende potrebbe così realizzarsi: Lockheed Martin fornirebbe le torrette, i sensori e i pannelli di controllo. Nexter fornirebbe la struttura. E’ difficile dire se l’operazione riuscirà. Certo la complementarietà tra i due partner sarebbe un vantaggio. La competizione per il prossimo veicolo del programma FRES in Gran Bretagna potrebbe essere l’obiettivo della partnership. Alternativamente, la Francia potrebbe decidere di fare i compiti a casa, e fondere Nexter dentro a Thales che – insieme alla crescita della sua quota nell’azienda navale francese DCNS – diverrebbe sempre più simile a colossi americani come Lockheed Martin o General Dynamics. C’è solo da capire se Thales ha la forza finanziaria di sobbarcarsi il peso di Nexter.
Quali sono le conclusioni? Al giro passato, l’incapacità europea di consolidare il proprio settore ha portato, come detto prima, GD a conquistare mezza industria degli armamenti terrestri europei. I Paesi più grossi si sono ben guardati dal trovare delle soluzioni e così, oggi, Nexter rischia di diventare un Second Tier supplier, da attore principale che era. Proprio come è successo con il programma americano JSF, con cui BAE Systems o Alenia sono diventati subfornitori di Lockheed Martin. Se questa non è una grande prospettiva, il rischio è che, con una soluzione franco-francese, il problema verrebbe nuovamente rimandato, al prossimo decennio, quando probabilmente non si parlerà più di consolidamento, ma i cartelli esposti diranno: liquidazione.
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