di Andrea Gilli
La scorsa settimana tutta la comunità di intelligence e sicurezza statunitense ha discusso un rapporto pubblicato dal Center for New American Security.
Di rapporti simili ne abbiamo visti in passato e, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni il prossimo anno, ne vedremo di nuovi in futuro. Il rapporto del CNAS merita però più attenzione.
Il presidente del CNAS è John Nagl, uno dei massimi esperti di counter-insurgency americani. Nagl fino a non più tardi di due anni fa sosteneva la necessità di ristrutturare drammaticamente l’apparato di difesa americano. In breve: meno armi nucleari, meno bombardieri, meno sottomarini e più fondi per combattere guerre tra i popoli invece di guerre tra gli stati.
Il rapporto pubblicato la scorsa settimana va esattamente nella direzione opposta. Per riassumere, si suggerisce di ridurre in maniera significativa bilancio e uomini di Esercito e Marines per rafforzare Marina e Aeronautica.
Tracciare una strategia di sicurezza nazionale significa fare scelte. Se si pensa di dover combattere in Afghanistan, allora si comprano mezzi di terra per permettere ai soldati di svolgere la loro missione. Se si pensa di dover combattere la Cina, allora si comprano aerei e sottomarini. Il rapporto del CNAS va nella seconda direzione.
In un momento di crisi economica e finanziaria, è importante non solo fare delle scelte, ma anche farle corrette. La direzione suggerita dal CNAS merita attenzione perché suggerisce di abbandonare tutta l’attenzione dedicata negli ultimi anni a Paesi periferici come Afghanistan, Iraq o Yemen, per concentrarsi invece sull’ascesa di nuove grandi potenze.
Avremo tempo nei prossimi mesi di discutere più a fondo le opzioni disponibili agli Stati Uniti. Questo è un primo passo.
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