Più Ue per risolvere la crisi finanziaria?

di Andrea Gilli

La crisi finanziaria che sta colpendo l’Italia rischia di essere più grossa delle spalle del Paese. La soluzione può venire da un’Europa politica?

Mario (Seminerio) la pensa così. In teoria, questa è infatti l’unica soluzione. Con adeguati meccanismi istituzionali si può pensare di trasferire la sovranità fiscale a Bruxelles. In questa maniera politica fiscale e monetaria saranno allineate, evitando pericolose discrasie. Aumentando le competenze dell’Europarlamento si può affrontare anche il deficit democratico dell’UE.

Ma funzionerà?

Sono scettico. Vedo tre problemi.

In primo luogo, una trasformazione tanto radicale dell’Ue richiede tempo, bisogna soppesare tutti gli interessi, le aspettative, le lobby interne, i passaggi istituzionali. Un piano perfetto può rimanere ostaggio di parlamenti locali, inerzia politica o semplici interessi nazionali. Ammesso che si parta, non sono sicuro che si arrivi. In passato, l’EU è stata bloccata dai referendum irlandese (due volte), da quello francese e da quello olandese. Il referendum sull’Euro in Svezia e Danimarca è fallito. Data la situazione attuale, sembra difficile pensare che le cose possano andare meglio.

Parte della ragione si trova nella difficoltà di ottenere il rispetto delle regole da parte dei Paesi meno virtuosi. I tedeschi si sono fidati dell’Europa mediterranea con l’Euro. Ecco come siamo finiti. Si può spiegare loro che proprio la natura parziale della costruzione europea è causa di questo male. Ma restano due problemi: il primo riguarda la competizione politica interna. Qualunque politico (tedesco) avrà vita facile a raccogliere consensi spingendo contro un tale accordo. Difficile pensare che lo stesso non avvenga anche in altri Paesi. D’altronde, cosa conta è raccogliere una nutrita minoranza che si opponga ad un tale accordo, rendendo i passaggi parlamentari impossibili (come la Lega).

La ragione ultima riguarda la politica. La rappresentanza politica è nazionale. Gli stati, nel senso delle varie istituzioni che li compongono, non sono intenzionati a portarla ad un livello più elevato come, allo stesso modo, i cittadini fanno fatica ad immaginarsi un tale sviluppo.

In conclusione, di fronte abbiamo tempi duri per l’Europa.

ps: per chi volesse approndire, c’era chi queste cose le aveva dette in tempi non sospetti.

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Una replica a “Più Ue per risolvere la crisi finanziaria?”

  1. Avatar Giordano Masini

    Ricordo un post proprio di Mario, ormai un bel po’ di tempo fa, su Phastidio. Il nocciolo del ragionamento, se non ricordo male, era il confronto tra il default di uno Stato in Europa e uno in USA: negli Stati Uniti la presenza di un’unica lingua e di un welfare federale permetterebbero ad uno stato di fallire senza fare un botto troppo grosso, in quanto c’è una mobilità tra Stato e Stato che permetterebbe alle persone di cercar fortuna altrove. Mi pare che il post finisse con l’idea di dedicare un po’ del budget europeo che finora mi mangio tutto io con i miei amici agricoltori per finanziare una sorta di sussidio di disoccupazione europeo, vincolato all’obbligo di prendere in considerazione proposte di lavoro ovunque nell’Unione. In questo senso, chissà, l’Europa potrebbe servire a qualcosa, dato che forse molti stati sarebbero ben contenti di delegare all’UE il compito di riformare in senso impopolare il welfare…

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