L’economia politica delle commissioni ONU

di Andrea Gilli

Ban Ki-Moon è stato di recente riconfermato a stragrande maggioranza a capo dell’ONU. E’ sintomo che ha svolto bene il suo ruolo, ovvero non ha dato fastidio a nessuno, ha tenuto nell’ombra l’organizzazione, ha navigato le crisi diplomatiche senza compromettersi. Buon per lui. A pochi giorni dalla sua riconferma, le sue capacità hanno dato nuovamente prova dei risultati che riescono a raggiungere. La Corea del Nord presiederà la commissione per il disarmo. Sembra uno scherzo, una storia alla Pirandello, ma è tutta realtà. D’altronde, anche la storia de Il Fu Mattia Pascal ebbe realmente luogo.

In questo breve articolo, cerco di rispondere a questa semplice domanda: come mai l’ONU continua, imperterrito, a favorire questi sviluppi?

Il punto di partenza è semplice: io mi stupirei del contrario. Ovvero sarei sorpreso se l’ONU escludesse la Corea del Nord dalla commissione per il disarmo, Cuba dalla commissione sui diritti umani, e via dicendo. Il fatto che l’esclusione non avvenga, invece, è in sintonia con il meccanismo di funzionamento dell’ONU stesso.

L’ONU, tranne per alcune materie specifiche, funziona come un condominio gigante dove tutti hanno il diritto di dire la loro. Nessuna voce si sente se non si decide di cantare, tutti insieme, la stessa canzone (voto plenario). Come la logica insegna, più è alto il numero dei condomini, più è difficile trovare posizioni condivise.

In questo baccano ripetuto, è possibile pensare che qualcuno voglia istituire dei comitati per migliorare il nostro condominio (il mondo). A volte non è neppure così: questi comitati servono solo per dare posti di lavoro, ma sorvoliamo. Assumendo che ci siano buone intenzioni alla base, qui sorge il primo problema. Non necessariamente tutti i condomini sono interessati ad avere un condominio più bello e più pulito. Di sicuro, chi non paga l’affitto, è moroso con le bollette o porta il cane a fare i bisogni sulle scale, ha fin troppo chiaro quali siano i rischi di tali comitati.

Nel gran chiasso totale, dunque, l’inquilino che non paga le bollette ha un solo incentivo: andare a far parte del comitato sulle bollette, per impedirne il funzionamento. Poiché per essere eletti a questi comitati servono i voti degli altri condomini, non è difficile pensare che tutto il sottobosco peggiore del condominio si organizzi per farsi eleggere a vicenda. Se non bastano i voti? Aspetteranno sulle scale i condomini onesti, scagliando loro contro i cani, per ottenerne il supporto: mi pare chiaro.

Credo la metafora sia servita per spiegare come mai l’ONU elegga un Paese come la Corea del Nord a capo della commissione per il disarmo. In realtà, la mia metafora cela un elemento molto più preoccupante. Paesi come Libia, Sudan, Corea del Nord, etc. usano la partecipazione a queste commissioni in maniera propagandistica per aumentare la legittimità interna del loro governo. Ragioniamo: gli USA condannano la Corea del Nord per il suo programma nucleare da anni. Kim Jong-il al suo popolo spiega che la Corea del Nord ha chiaramente solo intenti pacifici, tant’è che pure l’ONU ha riconosciuto i suoi sforzi.

Ciò suggerisce che questi comitati non sono solo inutili, sono anche dannosi. E’ singolare che con la crisi economica mondiale, i bilanci di queste strutture non siano ancora stati tagliati quanto dovrebbero.


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