di Andrea Gilli
Si parla da più parti (inclusa una raccolta di firme nel Parlamento italiano) di dare il nobel per la pace ad internet.
Credo siano necessarie pochissime parole a riguardo di un’iniziativa quanto meno inusuale.
Al di là di capire a chi andrebbe materialmente il premio, chi lo ritirerebbe e soprattutto chi si intascherebbe il suo premio monetario, credo che due questioni meritino una certa attenzione.
In primo luogo, vale la pena ricordare, che internet è frutto di uno spin-off militare. Il progetto nacque dentro al Pentagono con l’obiettivo di collegare le varie basi militari americane in suolo USA e all’estero. Il fine era quello di aumentare il C4 americano: Command, Control, Communication and Computerization. Il nobel per la pace, dunque, ad un iniziale progetto militare. Noi siamo assolutamente d’accordo con questa filosofia: lo sono anche i membri del comitato per il Nobel?
Internet favorirebbe le comunicazioni, e dunque la pace – questa è la logica alla base del Nobel. L’idea non è male, se solo fosse vera. Il cyberspazio è oramai un campo strategico, nel quale atti criminali, violenti e di guerra sono assolutamente comuni. A tal punto, che anche lo US Army ha sviluppato la sua dottrina per combattere e agire in questo teatro.
In definitiva, internet è una grandissima invenzione. Come in tutta la storia umana, però, le grandi invenzioni sono quasi sempre di provenienza militare, e in campo militare esse vengono poi impiegate.
Magari chi propone questa iniziativa dovrebbe riflettere su questi elementi.
P.S.: sull’inutilità del nobel per la pace, si veda l’articolo di Ronald R. Krebs sull’ultimo numero del Political Science Quarterly.