di Andrea Gilli
Nelle ultime settimane, la questione nucleare iraniana ha visto alcuni sviluppi. Da una parte, l’Iran si è detto pronto al dialogo. Dall’altra, la Russia si è detta contraria a nuove sanzioni. Gli USA, ovviamente, sono a favore della prima ipotesi, ma contro la seconda. Ma non intendono neppure accettare qualunque compromesso con Teheran.
Tutta la questione ci sembra interessante in quanto illustra chiaramente la complessità degli affari internazionali. Di conseguenza, ciò mostra anche come soluzioni facili, qualsiasi esse siano, offrano ben poche chance di successo.
L’Iran sta sviluppando capacità militari. Per Teheran, queste sono pacifiche. Per il resto del mondo, l’Iran nutre propositi aggressivi. Sia che i suoi piani siano offensivi o difensivi, il punto è semplice: se l’Iran si dota di armi nucleari, la sua influenza regionale aumenterà, in quanto scomparirà la possibilità di elevare ritorsioni nucleari contro Tehran.
Gli USA non vogliono la crescita dell’influenza iraniana in Medio Oriente sic et simpliciter. Ciò infatti significherebbe una minore influenza americana nella regione. Poichè però è impossibile (nel senso di impraticabile) impedire a Teheran di acquisire capacità nucleari, Washington si trova costretta a scegliere il male minore. Di qui la progressiva volontà di dialogare con gli ayatollah.
In questa complessa situazione, sulla quale pesano l’Iraq, l’Afghanistan, Israele, l’NPT, la Nuclear Posture americana, etc. si inserisce la Russia. La Russia vuole aumentare la propria influenza, riportandola a quella che un tempo era dell’Unione Sovietica. Per ottenere questo obiettivo, ci sono due strategie: aiutare gli USA, e attendere la loro riconoscenza. O favorire per il logoramento degli Stati Uniti, e cercare di raccoglierne le spoglie. Nel 2001, Putin puntò sulla prima strategia. Il risultato fu l’unilateralismo americano. Poiché le Grandi Potenze non sono né gentili né altruiste, Mosca sembra aver imparato la lezione. Ora punta infatti alla seconda opzione.
Ciò spiega l’opposizione a vagliare nuove sanzioni contro l’Iran. Ovviamente, sulla scelta russa pesano anche drammatiche questioni interne, quali la capacità di avere risorse adeguate per giocare in futuro un ruolo, quanto meno, da Potenza regionale. Purtroppo, a questo proposito la situazione russa è drammatica. Proprio le scarse prospettive della Russia di ritornare ad essere attore di primo piano del panorama internazionale spiegano la poca volontà americana ad accettare le istanze di Mosca.
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