di Massimiliano Neri
Avinash Persaud, presidente della Intelligence Capital, ha pubblicato su VOX un articolo intitolato: “The inappropriateness of financial regulation“.
Demolisce con un colpo di spazzone l’architettura teorica e l’evidenza empirica che hanno portato il Nobel a Stiglitz spiegando che non vi è nessuna crisi fra quelle degli ultimi 20 anni che si sarebbe potuta evitare fornendo maggiori informazioni nelle transazioni finanziarie (more disclosure). Il problema risulta sempre essere l’azzardo morale.
Consiglio la lettura dell’articolo. Sul fronte delle conclusioni, siamo daccapo: per risolvere un problema conclamato di regolamentazione sbagliata, si propone maggiore intervento pubblico.
Ecco le tre ricette che Persaud propone:
The alternative model rests on three pillars. The first recognises that the biggest source of market and systemic failure is the economic cycle and so regulation cannot be blind and deaf to the cycle – it must put it close to the centre. Charles Goodhart and I have proposed contra-cyclical charges – capital charges that rise as the market price of risk falls as measured by financial market prices – and a good starting point for implementation of such charges is the Spanish system of dynamic provisioning (Goodhart and Persaud 2008).
Una sorta di ammortizzatore automatico anticiclico da applicare al rischio d’impresa. Da rabbrividire.
Inoltre assume che in ogni momento possiamo sapere in che punto del ciclo ci troviamo (e pensare che pure Greenspan diceva che fosse impossibile identificare in che punto della bolla ci troviamo) e di quanto il rischio è scostato da un non ben precisano giusto valore.
Il movente è buono (disincentivare il malinvestment), la ricetta pessima.
The second pillar focuses regulation on systemically important distinctions, such as maturity mismatches and leverage, and not on out-dated distinctions between banks and non-banks. Institutions without leverage or mismatch should be lightly regulated – if at all – and in particular would not be required to adhere to short term rules such as mark-to-market accounting or market-price risk sensitivity that contribute to market dislocation. Bankers will argue against this, saying that it creates an unlevel playing field, but financial markets are based on diversity, not homogeneity. Incentivising long-term investors to behave long-term will mean that there will be more buyers when banks are forced to sell.
Non chiarissimo, ma se si può leggere in termini di disincentivare la riserva frazionaria, sembrerebbe un’ottima strada.
The third pillar is requiring banks to pay an insurance premium to tax payers against the risk that the tax payer will be required to bail them out. If such a market could be created, it would not only incentivise good banking and push the focus of regulation away from process to outcomes, but it would provide an incentive for banks to be less systemic. Today, banks have an incentive to be more systemic as a bail out is then guaranteed. The right response to Citibank’s routine failure to anticipate its credit risks is not for it to keep on getting bigger so that it can remain too big to fail, but for it to whither away under rising insurance premiums paid to tax payers.
Giustissimo, al di là dell’argomento demagogico del fatto che i contribuenti pagano il bailout.
Il fatto che il salvataggio apra le porte ad un enorme azzardo morale è accettato da tutti, austriaci e mainstream. E delegare al mercato assicurativo la valutazione dell’esposizione e del rischio di credito di una banca e delle operazioni che fa, mi sembra un’ottima idea.
Obbligatorio? Parliamone… in un libero mercato bancario (free banking) con riserva frazionaria non vi sarebbe baitout, perciò strumenti come questi sarabbero gia’ al lavoro per disincentivare e risolvere problemi legati a posizioni insostenibili. Mentre in un free banking senza riserva frazionaria (riserva 100%) questo problema non si porrebbe e punto (vedi Huerta de Soto).
Tuttavia oggi non viviamo in regime di free banking. La politica delle banche centrali ha fatto scomparire la necessità di questi strumenti, perciò per educare il mercato alla loro introduzione occorrerebbe, primo, terminare per sempre il bailout operato dalle banche centrali, e secondo, introdurre misure progressive per arrivare ad un’adozione free market di questi strumenti.
Certo, sarebbe sufficiente un passo indietro delle banche centrali e l’adozione in un regime di riserva frazionaria avverrebbe spontaneamente. Cio’ che mi preoccupa è il transitorio, che influenzerebbe in maniera non ben precisata tutti coloro che hanno un prestito, ad esempio ipotecario.
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