Capire la Trumpeconomics

Un deficit spending pro-business e pro-ciclico è la ricetta di The Donald. Quale futuro per gli Usa: dal “socialismo per le imprese” a quello per le persone?

di Mario Seminerio – Il Foglio

La politica economica di Donald Trump è sin qui stata un tentativo di rivitalizzare la old economy ma senza particolare successo, come del resto era logico attendersi. La tecnologia evolve e lascia sul campo di battaglia molte figure professionali e molte storie personali, che devono essere aiutate in modi differenti dal vagheggiato ritorno di carbone e acciaierie.

Nostalgia a parte, sinora Trump si è “limitato” a iniettare nell’economia un forte stimolo espansivo, pur in piena occupazione, trovando sponda in quei Repubblicani che si scoprono arcigni conservatori fiscali solo quando alla Casa Bianca c’è un Democratico.

Il grande piano infrastrutturale vagheggiato in campagna elettorale non ha mai visto la luce, la demolizione dell’Obamacare non ha dato la spallata finale. Il tasso di crescita di trend dell’economia americana non è di molto superiore al 2% e non è stato innalzato dal keynesismo pro ciclico di Trump.

Le misure protezionistiche non stanno producendo quanto sperato ma neppure quanto temuto, almeno sinora: con la Cina sarà molto dura, perché limitarsi a vendere più soia a Pechino è evidentemente insufficiente per dichiarare vittoria. Trump ed il suo staff non amano un ordine economico mondiale basato su regole, e infatti fanno di tutto per tenersi le mani libere, in negoziati permanenti che risulteranno tossici per le imprese, vista la persistente incertezza da essi generata. L’ex NAFTA, con Messico e Canada, ancora non ratificato, è lì a ricordarlo.

In breve, la presidenza Trump sin qui è stata “solo” un tentativo di scuotere il sistema globale, che tuttavia ha forte inerzia e condanna alla cooperazione, accoppiato ad un vecchio deficit spending ma in condizioni di piena occupazione.

I nodi arriveranno al pettine ma nel frattempo i Democratici saranno costretti a sfidare Trump sul terreno dell’economia, con un paese profondo che appare attratto dalle sirene protezionistiche, almeno sin quando non ne sarà travolto.

Resta da capire se il “socialismo aziendale” di Trump sarà sconfitto, tra un anno e mezzo, da un “socialismo per le persone” veicolato da un Democratico.


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