di Mario Seminerio
Nel Regno Unito, il Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling, illustrerà questa settimana i piani del governo britannico per il futuro del sistema bancario nazionale. Tali piani prevedono letteralmente di “fare a pezzi” le principali banche beneficiarie del salvataggio pubblico, Royal Bank of Scotland (posseduta dal governo al 70 per cento) e Lloyds Bank (pubblica al 43 per cento), e di creare tre nuove entità bancarie, che saranno vendute sul mercato. L’operazione prevede la vendita di sportelli o di controllate ed ha come obiettivo, per usare le parole di Darling, “un processo di riforma e ricostruzione in modo da avere un sistema bancario più sicuro e competitivo di quello che abbiamo attualmente, con nuovi ingressi sul mercato”.
Dietro la manovra del governo Brown c’è la pressione dell’Unione europea, e in particolare della commissaria alla Concorrenza, Neelie Kroes, che da tempo esercita pressioni sui governi che hanno salvato i propri gruppi bancari durante la fase più acuta della crisi per cogliere l’opportunità di spezzare condizioni di potenziale eccesso di posizione dominante o comunque di dimensione critica raggiunta da alcuni istituti bancari, ed ha già trovato un primo esito nel breakup della olandese ING.
Tornando al Regno Unito, Darling si è affrettato a precisare che le operazioni di scissione avverranno “al momento opportuno”, ma la strada è ormai tracciata. Più interessante sarà capire chi saranno gli acquirenti, in un contesto di antitrust così cogente. Barclays, HSBC e probabilmente gli spagnoli di Banco Santander, che già controllano Abbey, Alliance & Leicester e sportelli di Bradford & Bingley, non potranno partecipare alle dismissioni. Per ora esiste l’interesse del retailer Tesco e del gruppo Virgin. Si profila anche un’opportunità dagli occhi a mandorla?
Una piccola morale è tuttavia già possibile trarla: immaginate Citigroup e Bank of America costrette dal loro fedele servitore Tim Geithner a vendere propri sportelli e controllate. Un film di fantascienza, vero? Registriamo quindi con una certa soddisfazione l’iniziativa dell’Unione Europea, i cui interventi in passato molte volte ci hanno lasciati dubbiosi o apertamente contrari. Speriamo le stesse considerazioni possano essere condivise anche da alcuni detrattori “senza se e senza ma” della Ue. Per una volta, brava Europa.
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